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martedì 11 novembre 2014

Giorgio Linguaglossa su Las Mantas de Dios

Cinzia Marulli
Las mantas de Dios (Le coperte di Dio)
Ed. Progetto cultura, Roma, pp. 32
ISBN 978 88 6092-581-7

L’assenza, il frammento, l’interruzione, la singolarità scissa e alienata sono non le cause dell’estinguersi del senso, ma, al contrario, del suo sorgere. Il non-senso è mancanza di significato, il dramma di una coscienza infelice? Forse sì, forse no, oggi anche la «coscienza infelice» è una questione di superficie (una utopia di superficie), direi una questione di «posizione» dell’«io». Oggi, anche la poesia contemporanea parla della frammentazione dei grandi racconti, parla dell’effetto di deriva, come anche della scomparsa del pathos dell’autenticità; il quasi-senso è oggi sempre più diffuso per l’aura di aleatorietà e di leggerezza che esso consente; non è un caso che il dettato poetico di Cinzia Marulli sia parametrato sulla tematica dell'assenza e dell'assenza del ricordo, sul «silenzio della parola», sulla «assenza primordiale dell'anima», infatti «si confonde sul bianco il pensiero», «forse è nel silenzio che si ascolta / la musica più sublime...». Dunque, tematica del silenzio e dell'ombra, del bianco e dell'assenza:

Camminiamo sempre in compagnia
della nostra ombra
La nostra ombra
che ci fa largo tra le foglie secche
e gira l'angolo prima di noi
 
Tematiche filosofiche depositarie del problema del «senso» si insinuano, osmoticamente, e quindi ideologicamente, all’interno del tessuto di questa poesia, ne minano le difese «interne», insinuandone le paratie, violando le giunture di sicurezza ma, rispetto al primo libro della Marulli, segnando anche un momento di crescita e di maturità stilistica.
 
Giorgio Linguaglossa

pubblicato il 7 dicembre 2013 in www.Lapresenzadierato.com

 
 



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