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martedì 15 novembre 2011

Impressioni: dalla lettura della raccolta poetica “Colleziono suggestioni” di Luciano Lodoli (LietoColle 2011)

Recensione pubblicata su LaRecherche

Già nel titolo appare la potenza racchiusa in questa raccolta poetica di Luciano Lodoli: “Colleziono suggestioni” (LietoColle 2011); perché profonda è la sensibilità dell’animo umano, ma soprattutto profondo è il suo essere tra le cose, nella vita, dove emozioni, azioni, sentimenti, persone, luoghi e circostanze agiscono come forze esterne che abbracciano e scuotono lo spirito impadronendosi del sentire. Vi è però anche una chiara consapevolezza, un volersi lasciar trasportare e un desiderio necessario di ascoltare il proprio animo così arricchito dalla vita.

La raccolta, seppur breve, contiene ben quattro sezioni, ognuna rappresentativa di aspetti evidentemente importanti della e nella vita dell’autore, un sunto di priorità attraversate una ad una dalla parola poetica, quasi a voler rendere materia proprio quelle “suggestioni” collezionate. Significativo è il fatto che ogni sezione ha come titolo una frase, un verso, un aforisma di altri autori che racchiudono in sé l’argomentazione trattato da Lodoli; come se una semplice denominazione non fosse sufficiente ad abbracciare l’intero discorso; infatti le frasi scelte non costituiscono la mera definizione del tema trattato, ma aprono un sentiero e trasportano il lettore attraverso un percorso di percezione; l’argomento dunque non è esplicitamente dichiarato, ma è espresso attraverso una citazione che ne crei la “suggestione”. Perché in questo “libricino” tutto è esattamente dove deve essere. Non ci sono inutilità, ma elementi primari.
La prima sezione è dedicata proprio alla poesia e ad annunciarla troviamo dei meravigliosi versi di Alda Merini “Ho bisogno di poesia, / questa magia che brucia la pesantezza delle / parole, / che risveglia le emozioni e dà colori nuovi”. Una chiara dichiarazione di poetica che Luciano Lodoli rende propria e argomenta con le sue poesie nelle quali si evidenzia la centralità della parola poetica, tanto importante da sentire il bisogno di poetare sul poetare. La poesia crea dunque un mondo altro, entriamo nella terra di mezzo di Tolkien e non è dunque riconducibile ad un banale sfogo, ad un limitativo atteggiamento introspettivo, ma assume un ruolo purificatore che invade l’animo umano il quale può solo accoglierla in calici scelti perché essa come acqua sorgiva / pura e fresca / nasce / dal profondo./
In questo connubio poesia-acqua si ritrova appunto la valenza purificatrice e salvifica: è il poeta… che dà colore alle domande e significato alla fragilità”.
Quattro sono le poesie dedicate alla prima sezione, solo quattro verrebbe da dire, ma la loro potenza poetica ne dilata il numero, ne amplifica il dettato in una sintesi di grande rilevanza stilistica e contenutistica.

La seconda sezione si apre con una frase di Sant’Agostino (definito in tale contesto semplicemente “Agostino”; forse, mi viene da pensare, per sottolineare il senso filosofico della frase stessa senza implicazioni religiose che possano deviarne la comprensione) e che recita: “Non ci sono propriamente tre Tempi, il passato, il presente, il futuro, ma soltanto tre presenti: il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro.” Il Tempo dunque assunto a coscienza con tutte le sue infinite implicazioni; il tempo della vita, l’importanza di vivere il presente come nei versi tratti dalla poesia “La mappa e il territorio”: Ciascuno chiude il proprio cammino / quando il territorio a lui dispare / e la personale mappa completa / che i superstiti per poco ancora / forse si illuderanno di ricordare/. Ecco dunque che inevitabilmente si collega al tempo il concetto della fine che ritroviamo praticamente in tutte le poesie dedicate a questa sezione così come vi troviamo anche il concetto di inizio e di vita. Il presente diventa una sorta di segmento racchiuso tra “Due nulla”…infinito prima e indefinito / poi / si sfiorano. / Due parentesi / due nulla / circoscrivono altere / e inesorabili / il senso inafferrabile / elusivo e inquietante / di quanto noi diciamo / esistere./ Si potrebbe riflettere per ore su questi versi tanto sono pregni di significato. Estrema sintesi di un concetto amplissimo non solo sull’esistenza vista attraverso un monitor tridimensionale, ma anche sull’origine e sulla fine, direi sicuramente sull’oltre.

Vita-morte esistono come aspetto dualistico in una concezione spazio- temporale fatta di percezioni e di “Immagini eidetiche”. Non troviamo un pensiero di centralità universale dell’essere umano, tipico del mondo occidentale e cinese, ma un pensiero che pone la natura al di sopra, in una dimensione di sacralità per sé stessa e di indifferenza verso l’uomo. Mi viene alla mente Wislawa Szymborska che nella poesia “Le nuvole” dice: Gli uomini esistano pure, se vogliono, / e poi uno dopo l’altro muoiano, / loro, le nuvole, non hanno niente a che vedere / con tutta questa faccenda / molto strana./…/ Non devono insieme a noi morire, né devono essere viste per fluttuare./, ed ecco Luciano Lodoli che recita così nella poesia “Fresca di rugiada”: Fresca di rugiada / è l’erba / al mio sguardo distratto / indifferente / e lustra di sacro / il terreno cela./

Ma quando l’autore parla della vita entra in un discorso di chiarezza e di consapevolezza. In questo contesto troviamo la centralità dell’uomo, per ciò che riguarda la sua propria esistenza, perché se è pur vero che le nuvole passano indifferenti e che anche l’erba indifferente allo sguardo dell’uomo copre di sacralità la terra è anche vero che l’uomo stesso deve avere ruolo attivo e centrale nella propria vita così ne “Il senso opaco della colpa ignota” i versi finali dicono:… / e non fui mai / ciò che non volli / e presi parte chiara perciò / all’occorrenza./
Nella terza sezione evocata da un suggestivo verso di Montale: Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua / limpida. / scorta per avventura tra le petraie d’un greto… /  passiamo ad un poesia lirica, dedicata e rappresentativa degli affetti, anche il ritmo ed il verso cambiano e si plasmano al contenuto diventando più dolci, amorevoli. Qui ci appare l’uomo, nel suo sentire verso le persone più care e significative della sua vita: la compagna, la figlia, la madre. Tre figure di donna, ognuna unica e insostituibile; Quanta tenerezza in queste poesie; l’amore non solo si legge, ma si sente, diventa suggestione anche per il lettore come ne “Il risveglio di Ulisse”: L’indistinta eco di una voce amica / e il suo danzante intercalare / nella domestica stanza al risveglio / giunge serena a riportare / una Itaca ancora ritrovata / e una Penelope da baciare / il giorno della sfida al nuovo mare, / ultima. Che splendido esempio di sintesi poetica questi versi: in essi c’è racchiuso l’affanno dell’uomo, il suo viaggio interiore e attraverso la vita (l’Ulisse), il concetto di amore-amicizia quale duale aspetto di un unico sentimento (voce amica), l’atmosfera familiare, intima (domestica stanza al risveglio), la passione amorosa (da baciare), la certezza dell’amore vero, fedele (Penelope), l’importanza dell’amore quale sostegno dell’uomo di fronte all’ignoto (sfida). Anche questa una sezione intensa, fatta di pochi, profondissimi, versi come la poesia “Ti scorgo ora” dove si evidenzia il ricordo della madre che ricompare nella memoria e nel sonno, dall’oltre, quale affetto immortale e immanente. Perché l’amore dato, l’amore ricevuto rimane a conforto, a nutrimento della nostra vita: e come sempre rivivrai al mattino / tenace e flebile nel mio ricordo./
L’ultima sezione si apre con una frase del nostro Pier Paolo Pasolini: “Non popolo arabo, non popolo balcanico, /  non popolo antico / ma nazione vivente, ma nazione europea: / e cosa sei? /  . Entriamo dunque in un segmento diverso dai precedenti: ci troviamo davanti ad una poesia civile o per meglio dire di impegno civile, giacché la poesia se non fosse civile, sarebbe forse incivile? La poesia dunque non come analisi introspettiva, ma come occhio sul mondo e nel mondo, in un sentire collettivo che travalica anche i singoli e tragici eventi richiamati nei versi del Lodoli. Qui il poeta parla più che mai con un “io” collettivo inserendosi nella sua contemporaneità e mettendo però in evidenza quei valori universali che dovrebbero permeare l’animo umano: la compassione, la fratellanza, il senso della giustizia.
L’analisi si estende ad eventi tragici come il terremoto di L’Aquila, la shoah, Piazza Fontana, così facendo Lodoli analizza il comportamento dell’uomo nella sua socialità, grida la sua rabbia, la sua disapprovazione, esprime il suo essere nel mondo.
Potrei continuare a parlare per ore di ogni verso scritto da Luciano Lodoli, tante sono le suggestioni che la sua poesia mi ha trasmesso. Lascio invece il posto alla lettura delle sue poesie che da sole, nella loro pura sintesi, ci trasmettono l’essenza del loro valore.

                                                                                    Cinzia Marulli