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martedì 28 febbraio 2012
Premio di poesia Le gemme
Il premio di poesia Le gemme su "Viadellebelledonne"
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Premio di poesia Le gemme
Il premio di poesia "Le gemme" sul blog "la poesia e lo spirito
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domenica 26 febbraio 2012
Manuel Cohen vince il premio Fortini 2011
Dal sito delle edizioni CFR di Gianmario Lucini
giovedì 23 febbraio 2012
Mi vestirei di mare di Carla De Angelis
Nella vita nasce e si nutre la poesia di Carla De Angelis. Non ci sono fingimenti; è la realtà, quella del cuore, a cantare nei suoi versi. E sono versi asciutti perché nulla sia di troppo, perché non servono inutili giri di parole davanti al muto sentire dell’animo. Proprio in tale sentire, che va oltre la bieca apparenza, che palpita e freme, si sostanzia la poesia di Carla. che diviene una voce forte della nostra contemporaneità dove sintesi e linearità tratteggiano uno stile diretto, incisivo, penetrativo.
Non ci sono avvenimenti eccezionali, personaggi illustri, storie blasonate, ma tutto è ricondotto ad una forte e intensa umanità: è l’uomo e la donna, nella loro quotidianità a essere protagonisti della storia, ad esprimere attraverso semplici e umanissimi gesti il grande senso della vita. Così Carla De Angelis ci dice: “Devi sapere che vivo di piccole cose/e grandi dolori, voli di Icaro/finiscono come gocce di acqua sul fuoco/continuo a pungermi con l’ortica/la porta sempre aperta/entrate a piedi scalzi /non calpestate i disegni/. Perché ogni piccola cosa della nostra esistenza diventa grande in base al nostro sentire, perché il dolore ci piega e ci rende forti allo stesso tempo, ma soprattutto ci porta a desiderare di volare, come Icaro, purtroppo, troppo vicino al sole;
Nelle poesie dedicate alla figlia si concentra il senso dell’amore, la dedizione assoluta che travalica la propria condizione per divenire insegnamento universale; non un insegnamento voluto, preteso, ma solo semplicissimo ed umilissino esempio. Carla ci esprime un concetto enorme con pochissime scarne parole: “Resto orfana/quando vai in vacanza/”. Si ribalta il ruolo materno, l’amore è così forte da privarci di ogni nostro passato davanti alla sua mancanza e la parola poetica diviene potenza assoluta.
Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a includere la poesia di Carla De Angelis nei quaderni “Le gemme”, perché sento l’autenticità dei suoi versi nei quali la parola assume senso e sostanza: è l’anelito infinito dell’uomo che respira aria, ma anela a vestirsi di mare.
Cinzia Marulli Ramadori
lunedì 20 febbraio 2012
La porta sul mondo di Maurizio Soldini (Giuliano Ladolfi editore – 2011)
Maurizio Soldini usa la parola poetica per lanciare un messaggio forte e chiaro, un grido d’aiuto e di speranza insieme.“La porta del mondo”, edita da Giuliano Ladolfi Editore, è infatti un poemetto di grande meditazione socio-esistenziale.
Il tema centrale, il così detto protagonista è “il centro commerciale” inteso come limite estremo dell'evoluzione (o involuzione?) socio-economica della nostra collettività: “adesso è tutto concentrato/in uno scatolone/dove il tempo è scandito/da quel televisore/che annuncia le occasioni di giornata/...; il centro commerciale assurge a simbolo della perdizione dei valori umani: ... / e spinge l’avventore alla rinfusa/ad acquistare questa segatura/che fa da bagnasciuga al desiderio./
Tre sono gli eroi simbolici che emergono dai versi del poema: Marcovaldo, Astolfo e Ulisse che rappresentano noi stessi nelle varie fasi storico-evolutive verso la cultura globalizzata e consumistica dei centri commerciali.
Il Marcovaldo di Calvino, che segnava il passaggio dalla società rurale a quella cittadina, ora viene preso a simbolo del passaggio a una società dominata, dunque, dai centri commerciali: “Oggi passerebbe delle ore indimenticabili al Centro Commerciale” scrive Soldini e Marcovaldo diviene infatti l’immagine dell’uomo ingenuo che si lascia trasportare dal desiderio verso l’effimero perdendo di vista l’orientamento non solo geografico ma soprattutto del proprio sé; Un Marcovaldo di-sperso e disorientato all’interno dei labirintici centri commerciali allo stesso modo di come eravamo noi quando questi mostri architettonici nacquero 20 anni fa.
Ecco dunque che tutti noi diveniamo “Astolfo , esseri che invece non hanno smarrito l’orientamento, ma che, anzi, cercano nei centri commerciali quell’elisir che possa illuderci di riempire le nostre pochezze: ... Astolfi in cerca di elisir/ assennati tra cianfrusaglie/ scatole cartoni buste di plastica/per la spesa carrelli colorati/... Ma è a Ulisse che viene dato il compito di resistere al desiderio, alle tentazioni; il compito di riuscire a tornare e a ritrovare sé stessi: Decidi allora / di andar controcorrente / di uscir da questo mare di incertezze./Vai via da MediaWorld/da quel mondo mediatico/in cui qualcuno/(forse tu stesso) ti aveva gettato./
Il fatto è che Maurizio Soldini non scrive questo poemetto solo per rappresentare la perdizione della condizione umana, ma lo scrive soprattutto per esortarci ad uscire da tale condizione, per ritrovare, come ci dice nel proemio, il giusto percorso: Canto l’eroe che nonostante tutto/naviga in questo mare di vergogna/Canto chi cerca la sopravvivenza/il tormento del post-moderno/la sopravvenienza dalla nebbia/ e l’uscita dal foro del non-senso./
Si giunge infatti all’epilogo, un epilogo di speranza, di fiducia nelle risorse intime dell’uomo che trova nell’arte, nella musica, nella poesia la sua ancora di salvezza, il mezzo ed il fine, la zattera magica che consente ad Ulisse di ritornare ad Itaca: Così rinasci e torni ad esser uomo (o donna)/... /... e con la poesia/e la musica tenti di essere più umano/di certo stra-vagato di certo attorcigliato/di certo assonnato e quindi corri corri/ tu corri a perdifiato per ri-tornare a itaca/ nella tua isola pensando già al domani... /
Il linguaggio poetico usato da Soldini è totalmente coerente con la tematica affrontanta; è un linguaggio che ricerca il potere della comunicazione perché questo poemetto, che manifesta anche rilevanti note di ironia, è in realtà una preghiera, un’invocazione, una supplica, un monito per svegliare l’uomo dal torpore nel quale è caduto e ci pone tutti davanti ad una scelta difficile, ma inevitabile.
Cinzia Marulli Ramadori
Maurizio Soldini, docente di Bioetica, svolge la sua attività di clinico presso la “Sapienza” Università di Roma. Ha all’attivo numerosi interventi, articoli e saggi anche su riviste internazionali. Collabora con Riviste e quotidiani, in particolare con i quotidiani ‘Il Messaggero’ e ‘Avvenire’. Ha pubblicato diverse monografie tra cui: ‘La bioetica e l’anziano’ (ISB, 1999), ‘Argomenti di Bioetica’ (Armando, 1999 e 20022), ‘Bioetica della vita nascente’ (CIC, 2001), ‘Filosofia e medicina. Per una filosofia pratica della medicina’ (Armando, 2006), ‘Wittgenstein e il libro blu’ (Mattioli 1885, 2009). Ha pubblicato le seguenti raccolte di versi: ‘Frammenti di un corpo e di un’anima’ (Aracne, 2006), ‘In controluce’ (LietoColle, 2009), ‘Uomo. Poemetto di bioetica’ (LietoColle, 2010) e ‘La porta sul mondo’ (Giuliano Ladolfi Editore, 2011).
giovedì 2 febbraio 2012
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