Il seguente articolo è stato pubblicato su El Sol de Zacatecas il 3 dicembre 2016 in occasione del Festival Internazionale di Poesia Ramon Lopez Velarde (29 novembre - 3 dicembre 2026) svoltosi a Zacatecas in Messico.
Nella foto oltre a me intenta nella lettura sono presenti alla mia destra Rolando Kattán dell'Honduras, Iván Oñate dell'Ecuador e alla mia sinistra José Javier Villarreal del Messico.
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martedì 20 dicembre 2016
Cinzia Marulli su La Jornada Zacatecas - Supplemento La Gualdra di Janea Estrada
In occasione del 33esimo Festival Internazionale di Poesia Ramon Lopez Velarde svoltosi a Zacatecas (Messico) dal 29 novembre al 3 dicembre 2016 è stato pubblicato un numero speciale di "La Gualdra" (supplemento a la Jornada Zacatecas) dedicato interamente al Festival e ai suoi ospiti.
Di seguido l'articolo a me dedicato.
http://ljz.mx/2016/11/28/185118/
https://issuu.com/lajornadazacatecas.com.mx/docs/la_gualdra_272
Di seguido l'articolo a me dedicato.
http://ljz.mx/2016/11/28/185118/
https://issuu.com/lajornadazacatecas.com.mx/docs/la_gualdra_272
Maurizio Soldini su "Percorsi" (Ed. La Vita Felice)
Pubblicata su Avvenire – 20 dicembre 2016
Questa nuova silloge di Cinzia Marulli fa il punto su parola
e vita nell’orizzonte in cui si tracciano quei percorsi, - il titolo della
raccolta è appunto "Percorsi " - che in qualche modo tentano di
ricucire gli strappi dell’assenza con la presenza. La vita ha un incipit ma
anche un exitus. Ecco il dato di fatto. Sembrerebbe allora che ancora una volta
abbia ragione Heidegger, quando afferma che l’uomo è un essere per la morte. Ma
qui la poeta lo contraddice nei termini, dal momento che attraverso l’excursus
dei suoi vissuti, tra andate e ritorni, percorsi con buone suole, mette in
tutta evidenza come sia possibile non solo la vita per la vita, e quindi non per
la morte, ma come anche per paradosso la morte sia per la vita. C’è qui
indubbiamente un senso di latente malinconia e di nostalgia per il tempo che
passa e che fa ombra su cose e persone. In particolare le persone più care,
come la madre e il padre, a cui sono dedicati diversi passaggi
nell’attraversamento esistenziale di questi percorsi. In questa poesia, di
primo acchito, sembrerebbe essere davanti a una lirica pura, riferita a una
dimensione del tutto personale di quel passaggio, che spesso sembrerebbe
rasentare una metafisica insoluta. In questi percorsi, invece, ogni lettore
ritrova la concretezza della propria condizione che sta tutta nell’universalità
della condizione esistenziale dell’uomo così come rappresentata dalla poeta.
Concretezza, universalità e realismo integrale - nel senso che fisica e
metafisica trovano il giusto connubio – fanno di questi versi quell’autentica
poesia, che a fronte di un novecentismo ormai superato ci indicano il percorso
che la poesia contemporanea è quasi obbligata a fare nella ricerca di un senso
che giustifichi in qualche modo l’esistenza a vanificare nichilismi di ritorno
come quello heideggeriano o come altri nichilismi sposati molto bene a
sperimentalismi minimalisti che si crogiolano del solo materialismo. Nei versi
della Marulli c’è, invece, l’apertura alla vita e alla sua pienezza d’essere,
alla bellezza della vita e alla speranza che questa vita e questa bellezza
permangano al di là della morte. In questo gioca un ruolo particolare la parola
poetica che con i suoi percorsi tenta i sentieri della permanenza o meglio di
una eternità che contrasti e vanifichi l’assenza, ergo la vita che vince sulla
morte. La luce che spiazza le ombre e porta con i suoi percorsi alla radura di
rinascita. La luce… questa luce che è una costante della silloge. “È qui che
risiede la soluzione/ nel senso primordiale dell’essere”. E quindi non
fermiamoci ai lati d’ombra, ma “cerchiamo invece la bellezza in ogni cosa, in
ogni volto/che la luce fa sparire il buio/ affievolisce il rumore e ci immerge
in un’armonia di note/ ed è dolcissimo, credetemi, addormentarsi sotto la
chiara luce del bene”. E allora c’è sempre un surplus di ottimismo nella
speranza, perché i percorsi solo apparentemente hanno una conclusione e già
tracciano sentieri di senso per il futuro: “Nell’apparente conclusione di un
percorso/ si sfiorano i sentieri del domani”. Anche se permane il mistero
dell’oltre: “Lo sai cosa c’è oltre?/ A volte credo di averlo fatto il viaggio/
ma non so se era immaginazione// certo, il sogno porta nella luce// ma io
ragiono con la misura della terra/ e non so comprendere/ il senso bianco delle
nuvole”.
Luigi Oldani su “Percorsi” di Cinzia Marulli (Ed. La Vita Felice)
Leggi la recensione su Pioggia Obliqua
Ho voluto leggere Percorsi, di Cinzia Marulli,
senza nessun intento da recensore, se così posso dire, ma ‘da poeta a poeta’…
Questo libro già con il titolo ci annuncia l’intento, un cammino
in un sentiero che si svelerà poi per il lettore, chiaro e preciso, espresso
con delicata forza. Un viaggio che centra l’Uomo, o meglio il Tutto.
”Il tempo non conta e neanche la lunghezza del percorso/Ciò che
conta, invece, è mettere un passo dietro l’altro”, ecco questo cammino in cui
tutto si muove intorno alla poeta, un viaggio profondo che la porta a
contattare, a dialogare con ombre, voci, con la natura…, il ritorno è
essenziale, certo, ma un ritorno in cui si è come purificati, forse dopo la
vita comune, il dolore, il pianto….
Purificati dalla comprensione, dalla sofferenza, dalla
conoscenza e dall’essere coscienti della realtà, ma senza separazione con tutto
ciò che è Vita, senza arroganza, ci si dissolve così nella natura, si aspetta,
su un picco, per volare che le ali spuntino, ma alla fine esse sono
inessenziali per gettarsi nel cielo-Vuoto e ci si getta! Ecco la Vita.
E che dire di quei delicatissimi “fili d’erba” che ogni tanto
spuntano tra le parole…
La leggerezza di queste poesie, il silenzio a cui rimandano e
direi quasi la grazia e la gentilezza che esprimono, accentuano in un modo
tutto suo la forza di questi testi, di una scrittura pulita, limpida, dal ritmo
sicuro e spesso incalzante, una poesia che sa dove ‘andare’, ha un preciso
ordine e le ‘tappe’ di questo viaggio hanno tutte un senso profondo, si toccano
gli elementi della Terra, i dolori degli esseri umani. E il disperdersi
“ghianda dispersa nella terra”, è un esserci in tutte le cose, non un
abbandono, non un lasciarsi andare, è un essere partecipi al Tutto, per
comprendere e per forse ritornare nella vita dove prima si era ma non come
prima.
Il tempo non c’è inteso come scansione ‘normale’, c’è il Grande
tempo, che abbraccia il passato e il futuro in un unicum che pur
nell’incertezza governa l’Universo, con salde radici nella terra. E
naturalmente c’è la morte, grande tema qui affrontato quasi con naturalezza,
certo il dolore si sente, ma l’accettazione “ Pensatemi allegra in questa morte
che non è nero” ribadisce quella leggerezza e soprattutto quell’esprimere un
pensiero caro ad oriente che affiora un po’ ovunque, “i fili d’erba”. Una
ricerca spirituale che si alimenta e abbraccia culture diverse, quasi
all’opposto oriente e occidente, ma che qui si unificano per celebrare quella
Unità che permette di custodire, di coltivare “davanti a me -la luce-”, come
scrive Cinzia Marulli.
Nei suoi bei versi, ben calibrati e mai esagerati, come dicevo,
di una raffinata maestria, la parola, la poesia ha un ruolo, me lo si lasci
dire, offre “la grande apertura di cuore” come si dice ad oriente, per
“salvarsi e salvare” e continuare il Percorso.
Luigi Oldani
da Percorsi, Cinzia Marulli.
*
Forse è nel silenzio che si ascolta
la musica più sublime
in quel vuoto che avvolge
tra la sospensione ansante del respiro
e l’attimo incerto sul bordo del destino.
Nell’apparente conclusione di un percorso
si sfiorano i sentieri del domani.
*
Mi sono sempre chiesta dove vanno le nuvole
a chi porteranno l’acqua della loro pioggia.
Non ci sono orme
nessuno che calpesti questa terra umida
eppure sento un sorriso avvicinarsi
l’abbraccio invisibile della luce a trafiggere il buio.
Verso la luce - Luca Benassi su Percorsi di Cinzia Marulli
Verso la luce
Una raccolta fatta di sentieri, strade da percorrere,
consapevolezze raggiunte
Luca Benassi su Percorsi (Ed. La Vita Felice 2016)
Pubblicato su Noi Donne Novembre 2016
Da tempo vado affermando, anche su queste pagine, la
necessità di una poesia che sappia nutrire la speranza e la voglia di vivere,
ben sapendo che il bene e la luce non fanno notizia nel giornalismo e non
conquistano grandi spazi in letteratura. Sembra, anzi, che per essere artisti
sia necessario raccontare il dolore, scendere nell’abisso della psiche e risalirne
con un grumo di incubi, spesso concettosi e incomprensibili. Cinzia Marulli è
invece poetessa del sole, della ricerca della “bellezza in ogni cosa, in ogni
volto” sapendo che è “dolcissimo addormentarsi sotto la chiara luce del bene”.
L’ultimo suo libro, Percorsi, pubblicato da La vita Felice nel 2016, è una
raccolta fatta di sentieri, strade da percorrere, consapevolezze raggiunte dopo
aver affrontato i morsi e le unghiate dell’esistenza. È un testo che sembra in
contrasto, per maturità e coscienza dei sé, con l’età relativamente giovane
dell’autrice. Appare, infatti, come un libro della senilità, soprattutto
nell’ultima sezione che contiene una dolcissima e serena meditazione sulla
morte, come luogo dello svelamento, della pace, soprattutto come meta dei
percorsi della vita, come tempo della completezza. Scrive Jean Portante nella
prefazione: “questi Percorsi sono come aquiloni. Volano, si avvicinano alle
nuvole, ma nessuna mano le abbandona. Ed è così, la mano del poeta distribuisce
i fili dal centro dell’esistenza. In questo senso, Percorsi è un libro di
bilanci, e il ritorno è un viaggio intimo verso il centro dell’io”. Non mancano
in questa raccolta temi forti, sulla Shoa, la guerra, le mutilazioni genitali
femminili, ma sempre affrontati con la forza di un cuore che vede una ragione
di speranza nella notte del dolore. Marulli adotta una scrittura piana, chiara
negli esiti, di immediata presa su chi legge, che deriva anche dalla sua
esperienza di traduttrice, soprattutto di poesia cinese ed orientale.
Cinzia Marulli è nata a Roma
dove vive e lavora. È curatrice della collezione di quaderni di poesia Le gemme
(Ed. Progetto Cultura). Ha pubblicato in poesia: Agave (LietoColle, 2011), Las
Mantas de Dios-Le coperte di Dio (in versione bilingue italiano- spagnolo, Ed.
Progetto Cultura, 2013), Percorsi (ed. La Vita Felice, 2016). Sue poesie sono
state tradotte in cinese, francese, greco, inglese, rumeno, spagnolo e
slovacco. Ha tradotto alcuni tra i principali poeti cinesi contemporanei (Bei
Dao, Mang Ke).
- - - - -
Forse è nel silenzio che si ascolta
la musica più sublime
in quel vuoto che avvolge
tra la sospensione ansante del respiro
e l’attimo incerto sul bordo del destino.
Nell’apparente conclusione di un percorso
si sfiorano i sentieri del domani.
- - - - -
Le mani nella terra umida e gravida
ogni giorno come in un rituale.
La terra
per sentirsi terra
nella quiete di questa vita.
Beviamo la spiga del futuro,
e attendiamola gialla, profumata
per sgranarla come un rosario.
- - - - -
È bello il cerchio
perché non finisce mai
perché ogni punto sulla circonferenza
è equidistante dal centro
perché è tondo come il ventre
pregno di una madre.
sabato 22 ottobre 2016
Alberto Toni commenta Percorsi
Riporto di seguito un commento al mio ultimo libro di poesie "Percorsi" (Ed. La Vita Felice) che ha scritto Alberto Toni sulla mia pagina Facebook:
"C'è una semplicità apparente nei versi di Cinzia Marulli. Il suo "Percorsi" (La Vita Felice) mi ha colpito per l'andamento limpido del discorso, poetico, sì, ma anche colloquiale, narrativo. Cinzia racconta il suo tragitto, la "viandanza", direbbe la Frabotta, perché, come recita l'esergo da Machado, "il sentiero si crea camminando". E Cinzia spende le sue parole con slancio, si spende per gli altri con slancio: "Le mani nella terra umida e gravida / ogni giorno come in un rituale". La parola è scavo nella terra ma tende all'alto. Bella la doppia presentazione l'altra sera da Empirìa, con Nicola Bultrini, Jean Portante (in veste di autore con "I quattro tremori del giardino" e di prefatore), Valerio Magrelli e tanti amici."
Colgo dunque l'occasione per ringraziare Alberto per la sua attenzione e per le parole generose.
"C'è una semplicità apparente nei versi di Cinzia Marulli. Il suo "Percorsi" (La Vita Felice) mi ha colpito per l'andamento limpido del discorso, poetico, sì, ma anche colloquiale, narrativo. Cinzia racconta il suo tragitto, la "viandanza", direbbe la Frabotta, perché, come recita l'esergo da Machado, "il sentiero si crea camminando". E Cinzia spende le sue parole con slancio, si spende per gli altri con slancio: "Le mani nella terra umida e gravida / ogni giorno come in un rituale". La parola è scavo nella terra ma tende all'alto. Bella la doppia presentazione l'altra sera da Empirìa, con Nicola Bultrini, Jean Portante (in veste di autore con "I quattro tremori del giardino" e di prefatore), Valerio Magrelli e tanti amici."
Colgo dunque l'occasione per ringraziare Alberto per la sua attenzione e per le parole generose.
mercoledì 21 settembre 2016
Jean Portante e Cinzia Marulli da Empiria il 7 ottobre 2016
Il 7 ottobre 2016 alle ore 18.30 ci incontreremo da Empiria (Via Baccina 79 - Roma) per parlare insieme delle ultime raccolte poetiche di Jean Portante e Cinzia Marulli, rispettivamente"I 4 tremori del giardino" e "Percorsi" entrambi edite da La Vita Felice. Relatori d'eccezione Valerio Magrelli e Nicola Bultrini. L'evento sarà condotto dal direttore editoriale poesia di La Vita Felice, Diana Battaggia.
Entrata libera.
Entrata libera.
martedì 20 settembre 2016
Salvatore Contessini su Percorsi di Cinzia Marulli
Riporto di seguito la nota di lettura inviatami oggi da Salvatore Contessini e pubblicata sul sito della
Casa Editrice La Vita Felice
leggi la recensione su La Vita Felice
Casa Editrice La Vita Felice
leggi la recensione su La Vita Felice
Il lustro di Cinzia Marulli
di Salvatore Contessini
Cinque anni sono trascorsi tra Agave – prima pubblicazione
di Marulli - e Percorsi, tra radice e direzione, e si coglie appieno il
processo di maturazione dell’autrice, non solo nella scelta dei versi, ma nella
composizione e nei temi trattati: tappe obbligate, stazioni di un itinerario in
cui memoria e tempo continuano a sviluppare il loro fascino magnetico,
unitamente agli elementi naturali che costellano i testi e dei quali l'acqua,
con la ripetuta presenza del mare, ne dichiara preminenza.
L’incisiva presenza di tematiche civili, a cui la
sensibilità della Marulli fa omaggio, denota un orizzonte poetico aperto
all’alterità e non ripiegato unicamente sull’io che, quando appare, diventa un
protagonista alquanto originale, specialmente nell’ultima sezione dove si
rileva una confidenza – sardonica – con il tema della fine.
I temi, già in nuce in Agave, trovano in questa silloge la
chiusura del cerchio e il soggetto del punto equidistante con il paradosso a
cui più densamente dedicata è l'attenzione nella parte centrale della
pubblicazione. L’attenzione lessicale molto misurata e la cura dei particolari
sono indicatori di come il progetto, alla base della raccolta, sia stato a
lungo meditato, costruito e realizzato per consegnarci quella “densità” volta
alla compiutezza dell’opera. La fluida levità dell’espressione utilizzata,
inoltre, ci significa un desiderio di comunicazione diretta, dedicata al
lettore: un’esperienza che sicuramente appartiene all’autrice ma che denota
altresì una certa confidenza/complicità con i poeti dell’America Latina,
continente spesso frequentato da Marulli.
«Il senso del sentiero… è nel ritorno» è l’affermazione che
compare in un testo e conduce a riflessioni intense, anche antitetiche perché
non solo di ripercorrenza è fatto, ma anche di sola direzione, in un andare che
si esaurisce nel moto; il suo nutrimento è il vivere percettivo, dedicato a
quel numero di sensi indefinito che travalica il cinque e diviene sentire
premonitore, trapasso dall’afflizione del reale. È il pensiero che torna
indietro come palliativo allo scorrere del tempo in avanti: somma infinita di
tutti i minuti che spettano, fino all’ultimo che ne segna il termine.Tra un
assioma (il ritorno) e un’astrazione (sulle nuvole), Marulli offre al lettore
la prima sezione nella quale mostra l’alchimia costitutiva del suo pensiero
coltivato e, con munifico gesto donativo, ce ne regala senso e fattezza.
Il senso bianco della nuvole è dunque il manifesto approdo
cui giunge l’astrazione veloce della mente, tutte le volte che si lascia andare
al viaggio e al viaggio fa ritorno. La sua tensione è al dialogo con la parte
migliore di ogni essere/lettore, tanto da far provare rammarico per coloro che
non hanno l’opportunità di leggere Percorsi, privandosi di un abbraccio che
sostiene. L’autrice ragiona con la misura della terra e per questo non sa
comprendere il senso bianco della nuvole.
Così, dall’equidistanza del centro del cerchio, noi lettori
scopriamo il ventre pregno della madre, senza saperlo, avendolo conosciuto, ma
non riconosciuto. Cinzia ci dona questa consapevolezza.
Nel ritorno del sentiero, la memoria è la traccia che
riporta il tempo alla dimensione del minuto perso nel niente di un circoscritto
orizzonte Zen che anima la silloge. Non c’è narrazione di dolore, ma la sua
presenza pervasiva ghermisce l’animo di chi lo ha conosciuto. Ognuno il suo,
diverso, tutti sapendone l’effetto. È per questo che si rende necessaria una
via di fuga e, nel caso di Cinzia, è rappresentata dal mare. Si tratta di una
ricorrenza amniotica, un ritorno di pensiero affrancato da affanni e libero di
scoprire arcani campi morfici che chiamavamo lari, iniziazione a cui tutti ci
riferiamo.
Quale motore d’esistenza, solitudine e consapevolezza del
sogno emergono dai versi: si tratta di ricorrenze che divengono convinzioni
basaltine, che non demordono, che sanno di principi universali; la loro radice
profonda è un fittone, la cima, aspira in alto all’azzurro del cielo.
Nella sezione seconda - Il paradosso del cerchio - affiora
il senso civico e originale dei versi, rivolti al meglio del nostro animo e
alla speranza del bene insito che, oltre il tutto, ci riconsegna ai valori di
una speranza indomita nel bene stesso. L’eredità della memoria alimenta nuova
linfa che la rigenera come funzione d’onda di ritorno e costringe il pensiero a
individuare chi sono gli aguzzini contemporanei. Marulli, sull’orlo del
presente, contempla come si alimenta la pena del rimorso e nella sua narrazione
scuote le coscienze malate, porta in superficie l’umanità sepolta ma non
abiurata, insufficiente tuttavia a produrre il moto di ribellione che sovverta
e dia il cambio direzione. I poeti a scavare nelle miniere profonde con la pala
della solitudine, senza mai diventare «brava gente» per via della loro
presunzione, sono un portato di contemporaneità che induce riflessione.
Il riflesso della luce è la terza sezione: perfetta nel
numero e nella condizione di epitaffio, dove la morte è il nero e il nero la
morte, in un giocoso alternarsi di metafore che sdrammatizzano il lutto dell’assenza.
Incontrerò Cinzia nella sua polvere, polvere anch’io, per parlare insieme la
lingua dell’inespresso e mostrarle i cassetti in cui frugare(*).
Settembre 2016
(*)
Quando sarò dentro alla mia tomba
mi metterò seduta a guardare il mare
e aspetterò di diventare polvere
allora potrò ascoltare i discorsi segreti
e viaggiare nei luoghi dove non sono mai stata
potrò parlare con il vento
e camminare insieme alle nuvole.
Andrò a casa di tutti i poeti e
frugherò nei loro cassetti.
Quando sarò dentro alla mia tomba
non ci sarà più il freddo e potrò
passeggiare senza paura di ammalarmi
mi siederò su una panchina
e leggerò tutti i libri che non ho ancora letto.
Non ci sarà più neanche il Tempo
e io resterò per sempre giovane
mi metterò lo smalto alle unghie
e legherò i capelli con i fili d’erba.
Quando sarò dentro alla mia tomba
mi laverò l’anima con le parole:
saranno loro le mie preghiere.
Cinzia Marulli
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