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martedì 11 novembre 2014

Armando Saveriano sulla poesia di Cinzia Marulli

Già nella sua opera prima, “Agave”, Cinzia Marulli avvertiva che il mezzo migliore per sfuggire al mondo e per entrarvi fisiologicamente ed empaticamente in contatto è goethianamente l’arte, sia nel momento della massima felicità sia tra gli spini del più manifesto e intrusivo dolore. Contemporaneamente si serviva della filologia e di un carattere espressionista per rapportarsi ad un’appartenenza non subalterna sul piano delle responsabilità civili e morali, ma anche letterarie. Le cosiddette strutture e le istituzioni condizionano anche lo scrittore, che vive il dilemma dell’integrazione o del distacco: la prima opzione sterilizza la creatività, la seconda isola nella disidentità. Meglio la via di mezzo suggerita in logopea (nell’accezione di “spazio bianco”, sottotesto) dalla Marulli, che non si immatricola nel complesso di norme e condotte ortodosse, ma neanche, pur non rinunciando all’autonomia eterodossa, si isola in una propria dimora di evanescenze, alti e severi ideali, eresie romantiche e fantasmatizzazioni. Nella plaquette “Las Mantas de Dios” (Le coperte di Dio) concede una visione più diversificata del suo personale rapporto “io/altro da me”: spazia dalla riflessione interiore alla percezione universale e atavica di “assenza”, di “vuoto”, eppure di enigmatica fusione nell’essenza cosmica, ad una condanna sociale delle anomie e delle perversioni (raggelante il testo di “Le bambole cieche”), fino ad accedere alla camera satirica e percussivamente irriverente de “I poeti sono brava gente”, che addirittura, nel complesso, in particolare nella reiterazione dell’espressione del titolo, ha un taglio “dialettale in lingua” per la vis prosodica e la eco lirica concentrica.Brano estratto dal testo di Armando Saveriano "Poesia al Casale Versi en plain air " pubblicato su Logopea

Dante Maffia su Las Mantas de Dios

Riporto di seguito una mail inviatami di Dante Maffia su Las Mantas de Dios.

Ringrazio Dante per le sue belle parole e gli rinnovo la mia stima.


----Messaggio originale----
Da: dantemaffia@libero.it
Data: 15/11/2013 9.55
A: <marullicinzia@libero.it>
Ogg: da Dante Maffia

Carissima Cinzia,
ho letto Las mantas de Dios e perciò ti faccio i miei complimenti da estendere anche a Emilio Coco che ha saputo tradurti con competenza e amorevolezza compenetrandosi nelle pieghe della tua scrittura.
Sono contento che il tuo cammino si apra alla grande verso in finiti orizzonti.
Ciao.
Dante

Annamaria Ferramosca su Las Mantas de Dios

Riporto di seguito il testo di una mail di Annamaria Ferramosca con una brevissima, ma intensa lettura di Las Mantas de Dios.
A Annamaria, che stimo e amo, il mio ringraziamento più sincero. 


----Messaggio originale----
Da: ferrannam@gmail.com
Data: 16/03/2014 23.59
A: "cinzia marulli"<marullicinzia@libero.it>
Ogg: da annamaria su las mantasdeDios

Cara Cinzia, 
dopo un'affannosa ricerca (ero sicura di averti mandato o  una mail o un messaggio sul cellulare) mi sono ricordata che in quei giorni dovetti cambiare la scheda perchè i messaggi s'inceppavano senza che potessi individuare quali erano inviati e quali no. Dunque se nemmeno tu trovi il messaggio, vorrà dire che non è partito e devi scusarmi se poi mi è passato di mente di chiederti se avevi ricevuto(per un corto circuito la memoria mi diceva oramai che avevo inviato).

Così rileggo ora le chiose sul tuo libro e ti ricostruisco ciò che posso averti scritto. Mario Melendez ha davvero brillantemente centrato, nell'introduzione, i tuoi fuochi tematici:la morte,l 'infanzia e soprattutto la tua dimensione "orientale" dell'ascolto.
Lungo i testi ho apprezzato la tua capacità di fermare l'attenzione su oggetti e forme  apparentemente "di poco conto" sconvolgendone il profilo in visione poetica-sapienziale(I piedi, Il cerchio, La nostra ombra, bambole cieche). 
Ma è nella contemplazione del dolore, sia altrui che da te attraversato nella perdita, e nella serena accettazione della fine, che ho trovato la massima resa poetica della tua scrittura, che pure sa assumere finissime note d'ironia. (La mia tomba, La bara di Cinzia, Racconto).Molto intensa ed evocativa  La casa delle fate, nella tua  visione così accorata e fabulosa, del gioco dell'Ultima Signora. 
Spero di leggerti ancora, anche nelle tue traduzioni.
A presto, con la mia buona notte 
Annamaria 


Annamaria Ferramosca 

Mario Meléndez su Las Mantas de Dios

Questa piccola scelta poetica dell’opera di Cinzia Marulli, magistralmente tradotta in spagnolo da Emilio Coco, propone una serie di elementi meritevoli di essere presi in considerazione. Prima di tutto, la bravura dell’autrice nel momento di affrontare il processo creativo, i ricorsi e gli elementi in gioco, gli spostamenti per diversi temi e sottotemi, la sua visione del mondo, come quando parla della morte con una familiarità che commuove; c’è un grado di empatia che la rende visibile a partire dalla quotidianeità, un’appartenenza vitale che impressiona per la sua sincerità e la sua rilevanza. L’infanzia è ugualmente presente, il recupero attraverso la memoria di quel paradiso perduto che ci insegue e ci riconosce, come una ferita che non si cicatrizza mai. La sintesi e il rigore sono altri due elementi di forza: dire tanto con così poco, una lezione ben appresa, derivante, forse, dalle sue instancabili letture della poesía orientale, di quegli autori la cui cosmovisione era nascosta in un granello di sabbia o in un chicco di grano, il paesaggio e la sua impronta, quel “respirare in pace perché gli altri respirino”, come diceva l’indimenticabile Jorge Teillier, e quella capacità di stupire che ci porta per mano attraverso regioni remote e inattese, in una traversata che non ha età né volto, che è yin e yang per uno stesso destino, sogno e realtà, vita e morte di un divenire che soggiace in versi rivelatori, mormorati come una sorta di epitaffio: “Quando sarò dentro alla mia tomba / mi laverò l’anima con le parole /saranno loro le mie preghiere”.

Mario Meléndez



Giorgio Linguaglossa su Las Mantas de Dios

Cinzia Marulli
Las mantas de Dios (Le coperte di Dio)
Ed. Progetto cultura, Roma, pp. 32
ISBN 978 88 6092-581-7

L’assenza, il frammento, l’interruzione, la singolarità scissa e alienata sono non le cause dell’estinguersi del senso, ma, al contrario, del suo sorgere. Il non-senso è mancanza di significato, il dramma di una coscienza infelice? Forse sì, forse no, oggi anche la «coscienza infelice» è una questione di superficie (una utopia di superficie), direi una questione di «posizione» dell’«io». Oggi, anche la poesia contemporanea parla della frammentazione dei grandi racconti, parla dell’effetto di deriva, come anche della scomparsa del pathos dell’autenticità; il quasi-senso è oggi sempre più diffuso per l’aura di aleatorietà e di leggerezza che esso consente; non è un caso che il dettato poetico di Cinzia Marulli sia parametrato sulla tematica dell'assenza e dell'assenza del ricordo, sul «silenzio della parola», sulla «assenza primordiale dell'anima», infatti «si confonde sul bianco il pensiero», «forse è nel silenzio che si ascolta / la musica più sublime...». Dunque, tematica del silenzio e dell'ombra, del bianco e dell'assenza:

Camminiamo sempre in compagnia
della nostra ombra
La nostra ombra
che ci fa largo tra le foglie secche
e gira l'angolo prima di noi
 
Tematiche filosofiche depositarie del problema del «senso» si insinuano, osmoticamente, e quindi ideologicamente, all’interno del tessuto di questa poesia, ne minano le difese «interne», insinuandone le paratie, violando le giunture di sicurezza ma, rispetto al primo libro della Marulli, segnando anche un momento di crescita e di maturità stilistica.
 
Giorgio Linguaglossa

pubblicato il 7 dicembre 2013 in www.Lapresenzadierato.com

 
 



Un pensiero su Las mantas de Dios di Carla de Angelis

Se saper scrivere è una dote infinitamente soddisfacente, leggere  l’opera di  Cinzia Marulli Ramadori  “Las Mantas de Dios” lo è stato ancora di più,  è’ stato come un leggero tocco sul cuore messo ormai a disagio  dagli eccessi di sproloqui che ci affollano. Una emozione ripetuta ogni volta che sono tornata sui suoi versi. Cinzia si muove con abilità e onestà, attinge dal  cassetto della memoria  e dal presente con estrema delicatezza e rispetto. La sua parola procede sicura e così ha il grande pregio di dare luce, riordinare i passi della vita come spesso si chiede alla poesia. Lascia che le parole emergano nella chiarezza di un messaggio (Rimorso pag. 20), nella sollecitudine di una emozione ; libera il verso dal superfluo per esprimere l’indispensabile (Il vuoto pag.16)
L’autrice percorre i temi essenziali della vita: il tempo, il dolore e la morte riportandoli alla sua dimensione di poetessa e donna; così vorrei che questo mio pensiero sulla sua poesia fosse recapitato come una lettera che si riceve da una persona cara, perché Cinzia ti chiede come stai e aspetta la risposta, ascolta e scrive: Se proprio/sì –se proprio devo/nascere donna-allora/vorrei avere sempre/gli occhi di una bambina/……”


Roma 21/10/2014

                                                                                           Carla De Angelis