Domenica19
febbraio 2017, è andata in scena presso
il teatro Palarte di Fabrica di Roma la commedia “Signorine in trans” scritto
da Cinzia Berni e Francesca Nunzi e interpretato dalla compagnia teatrale “Maskere” con la
partecipazione degli attori Nadia Bruno, Sara Tesco, Maurizio Gualtieri e Marco
Tosi per la regia di Nadia Bruno.
Una
commedia che vale veramente la pena di andare a vedere. Bella, bella, bella. E
la sua bellezza non è data solo dalla capacità del testo e degli attori di far
divertire gli spettatori, ma soprattutto dall’encomiabile capacità di
affrontare attraverso un format leggiadro e divertente tematiche profonde e per
loro natura serie. Non intendo fare paragoni con il teatro di De Filippo, che è
stato maestro in quest’arte portando in scena opere di grandissimo spessore
umano e sociale celate dal riso e dal divertimento. Signorine in trans
ripercorre questa strada e ci riesce benissimo. Così troviamo il dolore e lo
smarrimento dal distacco verso una persona molto amata e parte fondamentale
della nostra esistenza. La morte di Ida che si era sempre occupata della
sorella minore, Ada, getta quest’ultima non solo nel dolore ma anche
nell’immensa difficoltà di affrontare la vita quotidiana. Viene dunque a
mettersi in evidenza l’importanza dell’insegnamento della resilienza di cui
tanto si parla oggi nei confronti dell’attuale sistema educativo. Già nei primi
momenti di scena, con poche e apparentemente divertenti battute si affrontano
temi come la morte, il dolore, il distacco, la resilienza, lo smarrimento.
Dietro alla battuta ripetuta costantemente da Ada durante tutta l’opera “troppe
cose, troppe cose” e che tanto ha il divertito il pubblico si celano sentimenti
forti e che appartengono alla vita di tutti noi. Ma quali sono gli ingredienti
per uscire dalla situazione di disperazione nella quale è caduta Ada? Ce lo
dice proprio la commedia che evidenzia come l’amicizia e l’amore siano le
uniche e vere ancore di salvezza per sconfiggere il buio del nostro animo. Così l’amico e vicino di casa Gianni/Maurizio
Gualtieri viene in soccorso della sprovveduta Ada dimostrando il potere
infinito dell’amicizia. Perché gli amici si riconoscono nel momento del bisogno
e Gianni è lì pronto ad aiutare la sua amica.
Queste
sono solo alcune della tematiche che rendono spessa quest’opera, ma il come
esse vengono affrontate fa di questa commedia un capolavoro: qui l’essere umano
torna a uno stato di purezza primordiale. Ada è un’adulta-bambina personificando
quel “fanciullino” che è all’interno di ognuno di noi e facendoci comprendere
come la mancanza di sovrastrutture mentali, come la purezza dell’animo, che è
sola dei bambini, è quella parte più bella e solare che esiste in noi. Tutta la commedia ci porta dunque a una
dimensione di fiaba attraverso l’inserimento di canzoni cantate mirabilmente da
Ada/Nadia Bruno fino a giungere all’apice nella scena finale dove Massimo/Marco
Tosi impersona un romanticissimo Robin Hood. E qui non svelo oltre altrimenti
rovinerei il finale ai prossimi fortunati spettatori.
Ma
ancora devo soffermarmi su un altro personaggio
della commedia: Ida, interpretato da Sara Tesco. Ida è la sorella morta che appare durante
tutta la commedia. E questa forse è la tematica più intensa di essa. Ida rappresenta
la morte, ma ossimoro di se stessa, anche l’immortalità di coloro che abbiamo
amato e che continuano a vivere in noi attraverso quell’ingrediente
fondamentale senza il quale non esisterebbe la vita: l’amore.
Insomma,
potrei parlare ancora molto di quanto mi abbia rapito questa commedia ma lascio
ora il testimonial a chi andrà a vederla. Posso solo confermare i miei
complimenti per la bravura degli attori ai quali non mi rimane che dire
semplicemente: bravi, bravi, bravi.
Cinzia Marulli
Recensione appassionata che muove passione. Sicuramente un appuntamento da annotare
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