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giovedì 20 ottobre 2011

Marzia Spinelli su Agave di Cinzia Marulli

“Agave” di Cinzia Marulli Ramadori, LietoColle 2011
Marzia Spinelli e Guido Oldani

 Sono veramente “Gocce di luce”  questi versi di Cinzia Marulli, “ brillano sul mare/come stelle galleggianti/in attesa di tornare/nell’immensità del cielo”:  forse sta qui il cuore di Agave, in queste gocce/parole scelte con cura e dedizione. Cadono decise e poi a volte pudiche e poi furiose man mano che avanzano: acqua che nutre radici, fa fiorire, diventa  amnios e poi respiro;  gocce guidate da  “una penna antica traditrice …” cui affidare un  arduo compito, librarsi e liberarsi dalle tempeste mentre “straripa l’inchiostro/ dagli argini della mia anima/ è un fluire nero e tumultuoso/ sul bianco foglio della ragione”: l’acqua mobile e la terra ferma della scrittura, una zona di guerra cui decidere se arrendersi o meno. Onnipresente è l’Agave del titolo, pianta strana, fiorisce una sola volta ma qui è portatrice perenne d’amore, accompagna l’onda “possente” di emozioni e pensieri, a volte sfinita nel fare quotidiano, altre immersa nella nebbia e poi ancora sempre sul mare, così caro a Cinzia, davanti al quale si siede e ne ascolta ” la vertigine marina” che fa vacillare ma che addolcisce. E sempre all’acqua, a quel liquido amniotico inizio di tutto, l’Autrice consegna il proprio cammino esistenziale e poetico: “il piede mio sconfina/nel vuoto(quindi) arieggia/e in un tuffo mi rotondo nell’ignoto”. Se la maternità è una morbida rotondità, “asilo ancestrale”,  calda e sapiente é l’intera cifra con cui Cinzia sta al mondo: “tra i vicoli antichi/suona la vita”, e pure se s’affacciano ombre  “s’abbraccia nella quiete del mattino/la gioia sconnessa della vita/il lento perpetuare del dolore … “e timori “è il vacillare mesto dell’acrobata/che si dondola sul filo/e non riesce/ad afferrare la corda”, questa Agave sa mostrare la meraviglia di chi vede “tra tanto cemento/un filo d’erba”. E anche noi la vediamo.
             
                                                                                                 Marzia Spinelli

martedì 11 ottobre 2011

Maria Stella Fabbri su Agave di Cinzia Marulli

Risonanza, echi di pensieri su Agave (LietoColle 2011)
Ottobre 2011
 Cara Cinzia,
ho riletto tutte le tue poesie, ma l’eco che t’invio si limita al titolo e a quanto ad esso strettamente si lega, dove particolarmente ha sostato la mia attenzione.
Del resto il da dirsi sull’insieme è stato ampiamente ed egregiamente detto, per cui …
Quanto ti consegno è spontaneamente nato da un connubio di pensieri e di realtà che si sono come incrociate, venendo tra loro a colloquio.

Ho un’agave nel mio terrazzo: la strappai, anni fa,  ad una selvaggia riva marina della mia selvaggia Maremma. Mi è sempre piaciuta quella sua robustezza orientata al fiorire, quella sua carnosità capace di rendere ricamo l’impronta delle sue stesse spine (appuntito vertice solo a difesa), il suo ergersi a mostrare tutta quella vita selezionata dentro il mistero della terra…
Come fai tu, nell’esergo della tua raccolta, dopo averlo fatto di fronte allo svelarsi del tuo Evento per darne immediata notizia al Figlio…pur se da lui ti veniva, e imperiosa, la nuova identità.
Affidata alle pagine, la notizia s’è poi diffusa… Eppure conserva una sua indicibile unicità, così come unica resta l’esperienza di quella “radice” che s’insinua “tra le zolle” in cerca d’acqua, per crescere “come pianta/rampicante” e avvinghiarsi “alla vita” fino a “fiorire”. Dove il fiorire è, al tempo stesso, autonomia di processo e restituzione: a saziarti sono infatti i suoi “petali”, del cui prodigio anche la tua “anima grida”, mentre “il grembo devoto” si fa spazio al plasmarsi in vita dell’amore.
Una vita che, oltre al volto del Figlio, avrà anche altri volti, com’è naturale che sia per la diffusività dell’amore, ma che, tuttavia, in lui esprime, per te, più naturalmente che mai,  la sua massima celebrazione.

Grazie a te e alla poesia, Maria Stella Fabbri