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martedì 20 dicembre 2016

Luigi Oldani su “Percorsi” di Cinzia Marulli (Ed. La Vita Felice)

Leggi la recensione su Pioggia Obliqua


Ho voluto leggere  Percorsi, di Cinzia Marulli, senza nessun intento da recensore, se così posso dire, ma ‘da poeta a poeta’…
Questo libro già con il titolo ci annuncia l’intento, un cammino in un sentiero che si svelerà poi per il lettore, chiaro e preciso, espresso con delicata forza. Un viaggio che centra l’Uomo, o meglio il Tutto.
”Il tempo non conta e neanche la lunghezza del percorso/Ciò che conta, invece, è mettere un passo dietro l’altro”, ecco questo cammino in cui tutto si muove intorno alla poeta, un viaggio profondo che la porta a contattare, a dialogare  con ombre, voci, con la natura…, il ritorno è essenziale, certo, ma un ritorno in cui si è come purificati, forse dopo la vita comune, il dolore, il pianto….
Purificati dalla comprensione, dalla sofferenza, dalla conoscenza e dall’essere coscienti della realtà, ma senza separazione con tutto ciò che è Vita, senza arroganza, ci si dissolve così nella natura, si aspetta, su un picco, per volare che le ali spuntino, ma alla fine esse sono inessenziali per gettarsi nel cielo-Vuoto e ci si getta! Ecco la Vita.
E che dire di quei delicatissimi “fili d’erba” che ogni tanto spuntano tra le parole…
La leggerezza di queste poesie, il silenzio a cui rimandano e direi quasi la grazia e la gentilezza che esprimono, accentuano in un modo tutto suo la forza di questi testi, di una scrittura pulita, limpida, dal ritmo sicuro e spesso incalzante, una poesia che sa dove ‘andare’, ha un preciso ordine e le ‘tappe’ di questo viaggio hanno tutte un senso profondo, si toccano gli elementi della Terra, i dolori degli esseri umani. E il disperdersi “ghianda dispersa nella terra”, è un esserci in tutte le cose, non un abbandono, non un lasciarsi andare, è un essere partecipi al Tutto, per comprendere e per forse ritornare nella vita dove prima si era ma non come prima.
Il tempo non c’è inteso come scansione ‘normale’, c’è il Grande tempo, che abbraccia il passato e il futuro in un unicum che pur nell’incertezza governa l’Universo, con salde radici nella terra. E naturalmente c’è la morte, grande tema qui affrontato quasi con naturalezza, certo il dolore si sente, ma l’accettazione “ Pensatemi allegra in questa morte che non è nero” ribadisce quella leggerezza e soprattutto quell’esprimere un pensiero caro ad oriente che affiora un po’ ovunque, “i fili d’erba”. Una ricerca spirituale che si alimenta e abbraccia culture diverse, quasi all’opposto oriente e occidente, ma che qui si unificano per celebrare quella Unità che permette di custodire, di coltivare “davanti a me -la luce-”, come scrive Cinzia Marulli.
Nei suoi bei versi, ben calibrati e mai esagerati, come dicevo, di una raffinata maestria, la parola, la poesia ha un ruolo, me lo si lasci dire, offre “la grande apertura di cuore” come si dice ad oriente, per “salvarsi e salvare” e continuare il Percorso.

Luigi Oldani
                                                                                                                                                                                             da Percorsi, Cinzia Marulli. 

Forse è nel silenzio che si ascolta
la musica più sublime
in quel vuoto che avvolge
tra la sospensione ansante del respiro
e l’attimo incerto sul bordo del destino.
Nell’apparente conclusione di un percorso
si sfiorano i sentieri del domani.

 *
Mi sono sempre chiesta dove vanno le nuvole
a chi porteranno l’acqua della loro pioggia.
Non ci sono orme
nessuno che calpesti questa terra umida
eppure sento un sorriso avvicinarsi
l’abbraccio invisibile della luce a trafiggere il buio.



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