Lo cerco
quel luogo dove ritrovarmi
Per capire la poesia dell’ultima raccolta poetica
di Cinzia Marulli dal titolo Percorsi,
Poesie, La Vita Felice, 2016, occorre leggere la lirica del retro di copertina:
Forse è nel silenzio che si ascolta / la
musica più sublime / in quel vuoto che avvolge / tra la sospensione ansante del
respiro / e l’attimo incerto sul bordo del destino. / Nell’apparente
conclusione di un percorso / si
sfiorano i sentieri del domani. Nel
testo troviamo quasi due sinonimi, “percorso” e “sentiero”; d’altronde, il
titolo stesso è “Percorsi”, al plurale. Dunque, di quali cammini si tratta? L’epigrafe
del libro suggerisce: Viandante non
esiste un sentiero / il sentiero si crea camminando (Antonio Machado,
Cantares). Tuttavia, benché i nostri passi non siano che sabbia presto cancellata,
una tendenza c’è sempre. L’ anelito che spinge la Poetessa è quello della
conoscenza ed è per questo che nell’apparente
conclusione di un percorso / si sfiorano
i sentieri del domani (p. 16): è il senso del sentiero, la conoscenza non
ha mai fine. Il percorso è, ovvio, personale, completamente proprio e pieno
d’incognite, di dubbi, di curve, di
incroci ciechi, di biforcazioni (p. 21). Da qui l’incessante incalzare
della Poetessa: Dimmi…ditemi…ditemi e la continua ricerca di un viandante che divida la strada;
il suo costante cercare orme che calpestino la terra: Sì, camminiamo sempre in compagnia della nostra ombra / la nostra ombra /
che ci fa largo tra le foglie secche / e gira l’angolo prima di noi (p. 27),
basta camminare insieme ad altre gambe.
Trovo interessante la metafora della terra, termine che ricorre
frequentemente nel libro, tanti i significati: bisogno di concretezza di Cinzia
(mi sento ghianda / dispersa nella terra,
p. 37); intensità del vivere rappresentata dal mettere le mani in pasta,
dissodare il terreno, avere cura della terra (cioè della propria vita),
irrorarla affinché le zolle non diventino aride - forse, in questo rapporto, la
Poetessa esprime anche il desiderio inconscio di volerla dominare, la vita -; è
dal suolo poi che si arriva al cielo, saldo luogo della fede; la terra è il
simbolo dell’uomo, la sua misura. La terra si oppone simbolicamente al cielo
come il principio passivo al principio attivo; l’aspetto femminile all’aspetto
maschile della manifestazione; lo yin
allo yang; tamas (la tendenza discendente) a sattva (la tendenza ascendente); la densità, la fissazione e la
condensazione alla natura sottile, volatile, alla dissoluzione. Universalmente,
la terra è una matrice che
concepisce le fonti, i minerali, i metalli e simboleggia la funzione materna:
dà e riprende la vita. Alcune tribù africane hanno l’abitudine di mangiare la terra: simbolo di
identificazione. Esistono anche sepolture simboliche analoghe all’immersione
battesimale, per guarire e fortificare, per soddisfare a riti d’iniziazione. Insomma
l’idea è sempre la stessa: morire per rinascere sotto altra forma e si torna al
concetto che ho già espresso, quello del senza fine. Questo libro è la storia
di UN’INIZIAZIONE.
Cosa si trova lungo il cammino? Le nuvole, una voce
(un amore?), i ricordi (il ritorno, vero senso del sentiero), la bellezza, gli
affetti famigliari, i sogni, la natura, il buio, e, soprattutto, la scrittura,
il foglio bianco che fa luce su quel percorso, lo illumina, lo racconta – il nome del dolore non esiste: poeti sono brava gente, hanno fame,
attraversano il buio con la paura / sulla pelle, tremano al freddo / e mangiano
tutti i giorni…(p. 48).
E ritornano le due parole accoppiate, terra e poesia, un connubio che denuncia tutti i mali del mondo, le stragi,
i bimbi morti a Gaza, la Shoah, i fratelli perduti di Parigi, le donne che a
gambe larghe urlano la loro mutilazione (p. 50). A questo proposito, occorre leggere
la straziante storia di Amina, bambina seviziata per diventare donna, storia
che allarma per la presenza silenziosa e omertosa dei partecipanti, tra i quali
anche la mamma, che non intervengono per impedire questa barbarie.
Un tema penetrante, alla fine della raccolta, è
quello della morte (l’ultima sentita lirica è dedicata al padre), sentimento
vissuto senza alcuna drammaticità, anzi.
Fausta Genziana Le
Piane
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