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martedì 20 settembre 2016

Salvatore Contessini su Percorsi di Cinzia Marulli

Riporto di seguito la nota di lettura inviatami oggi da Salvatore Contessini e pubblicata sul sito della
Casa Editrice La Vita Felice
leggi la recensione su La Vita Felice

Il lustro di Cinzia Marulli

di Salvatore Contessini

Cinque anni sono trascorsi tra Agave – prima pubblicazione di Marulli - e Percorsi, tra radice e direzione, e si coglie appieno il processo di maturazione dell’autrice, non solo nella scelta dei versi, ma nella composizione e nei temi trattati: tappe obbligate, stazioni di un itinerario in cui memoria e tempo continuano a sviluppare il loro fascino magnetico, unitamente agli elementi naturali che costellano i testi e dei quali l'acqua, con la ripetuta presenza del mare, ne dichiara preminenza.
L’incisiva presenza di tematiche civili, a cui la sensibilità della Marulli fa omaggio, denota un orizzonte poetico aperto all’alterità e non ripiegato unicamente sull’io che, quando appare, diventa un protagonista alquanto originale, specialmente nell’ultima sezione dove si rileva una confidenza – sardonica – con il tema della fine.
I temi, già in nuce in Agave, trovano in questa silloge la chiusura del cerchio e il soggetto del punto equidistante con il paradosso a cui più densamente dedicata è l'attenzione nella parte centrale della pubblicazione. L’attenzione lessicale molto misurata e la cura dei particolari sono indicatori di come il progetto, alla base della raccolta, sia stato a lungo meditato, costruito e realizzato per consegnarci quella “densità” volta alla compiutezza dell’opera. La fluida levità dell’espressione utilizzata, inoltre, ci significa un desiderio di comunicazione diretta, dedicata al lettore: un’esperienza che sicuramente appartiene all’autrice ma che denota altresì una certa confidenza/complicità con i poeti dell’America Latina, continente spesso frequentato da Marulli.
«Il senso del sentiero… è nel ritorno» è l’affermazione che compare in un testo e conduce a riflessioni intense, anche antitetiche perché non solo di ripercorrenza è fatto, ma anche di sola direzione, in un andare che si esaurisce nel moto; il suo nutrimento è il vivere percettivo, dedicato a quel numero di sensi indefinito che travalica il cinque e diviene sentire premonitore, trapasso dall’afflizione del reale. È il pensiero che torna indietro come palliativo allo scorrere del tempo in avanti: somma infinita di tutti i minuti che spettano, fino all’ultimo che ne segna il termine.Tra un assioma (il ritorno) e un’astrazione (sulle nuvole), Marulli offre al lettore la prima sezione nella quale mostra l’alchimia costitutiva del suo pensiero coltivato e, con munifico gesto donativo, ce ne regala senso e fattezza.

Il senso bianco della nuvole è dunque il manifesto approdo cui giunge l’astrazione veloce della mente, tutte le volte che si lascia andare al viaggio e al viaggio fa ritorno. La sua tensione è al dialogo con la parte migliore di ogni essere/lettore, tanto da far provare rammarico per coloro che non hanno l’opportunità di leggere Percorsi, privandosi di un abbraccio che sostiene. L’autrice ragiona con la misura della terra e per questo non sa comprendere il senso bianco della nuvole.
Così, dall’equidistanza del centro del cerchio, noi lettori scopriamo il ventre pregno della madre, senza saperlo, avendolo conosciuto, ma non riconosciuto. Cinzia ci dona questa consapevolezza.
Nel ritorno del sentiero, la memoria è la traccia che riporta il tempo alla dimensione del minuto perso nel niente di un circoscritto orizzonte Zen che anima la silloge. Non c’è narrazione di dolore, ma la sua presenza pervasiva ghermisce l’animo di chi lo ha conosciuto. Ognuno il suo, diverso, tutti sapendone l’effetto. È per questo che si rende necessaria una via di fuga e, nel caso di Cinzia, è rappresentata dal mare. Si tratta di una ricorrenza amniotica, un ritorno di pensiero affrancato da affanni e libero di scoprire arcani campi morfici che chiamavamo lari, iniziazione a cui tutti ci riferiamo.
Quale motore d’esistenza, solitudine e consapevolezza del sogno emergono dai versi: si tratta di ricorrenze che divengono convinzioni basaltine, che non demordono, che sanno di principi universali; la loro radice profonda è un fittone, la cima, aspira in alto all’azzurro del cielo.

Nella sezione seconda - Il paradosso del cerchio - affiora il senso civico e originale dei versi, rivolti al meglio del nostro animo e alla speranza del bene insito che, oltre il tutto, ci riconsegna ai valori di una speranza indomita nel bene stesso. L’eredità della memoria alimenta nuova linfa che la rigenera come funzione d’onda di ritorno e costringe il pensiero a individuare chi sono gli aguzzini contemporanei. Marulli, sull’orlo del presente, contempla come si alimenta la pena del rimorso e nella sua narrazione scuote le coscienze malate, porta in superficie l’umanità sepolta ma non abiurata, insufficiente tuttavia a produrre il moto di ribellione che sovverta e dia il cambio direzione. I poeti a scavare nelle miniere profonde con la pala della solitudine, senza mai diventare «brava gente» per via della loro presunzione, sono un portato di contemporaneità che induce riflessione.

Il riflesso della luce è la terza sezione: perfetta nel numero e nella condizione di epitaffio, dove la morte è il nero e il nero la morte, in un giocoso alternarsi di metafore che sdrammatizzano il lutto dell’assenza. Incontrerò Cinzia nella sua polvere, polvere anch’io, per parlare insieme la lingua dell’inespresso e mostrarle i cassetti in cui frugare(*).

Settembre 2016



(*)
Quando sarò dentro alla mia tomba
mi metterò seduta a guardare il mare
e aspetterò di diventare polvere
allora potrò ascoltare i discorsi segreti
e viaggiare nei luoghi dove non sono mai stata
potrò parlare con il vento
e camminare insieme alle nuvole.
Andrò a casa di tutti i poeti e
frugherò nei loro cassetti.

Quando sarò dentro alla mia tomba
non ci sarà più il freddo e potrò
passeggiare senza paura di ammalarmi
mi siederò su una panchina
e leggerò tutti i libri che non ho ancora letto.
Non ci sarà più neanche il Tempo
e io resterò per sempre giovane
mi metterò lo smalto alle unghie
e legherò i capelli con i fili d’erba.

Quando sarò dentro alla mia tomba
mi laverò l’anima con le parole:
saranno loro le mie preghiere.

Cinzia Marulli



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