Riporto di seguito la nota di lettura inviatami oggi da Salvatore Contessini e pubblicata sul sito della
Casa Editrice La Vita Felice
leggi la recensione su La Vita Felice
Casa Editrice La Vita Felice
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Il lustro di Cinzia Marulli
di Salvatore Contessini
Cinque anni sono trascorsi tra Agave – prima pubblicazione
di Marulli - e Percorsi, tra radice e direzione, e si coglie appieno il
processo di maturazione dell’autrice, non solo nella scelta dei versi, ma nella
composizione e nei temi trattati: tappe obbligate, stazioni di un itinerario in
cui memoria e tempo continuano a sviluppare il loro fascino magnetico,
unitamente agli elementi naturali che costellano i testi e dei quali l'acqua,
con la ripetuta presenza del mare, ne dichiara preminenza.
L’incisiva presenza di tematiche civili, a cui la
sensibilità della Marulli fa omaggio, denota un orizzonte poetico aperto
all’alterità e non ripiegato unicamente sull’io che, quando appare, diventa un
protagonista alquanto originale, specialmente nell’ultima sezione dove si
rileva una confidenza – sardonica – con il tema della fine.
I temi, già in nuce in Agave, trovano in questa silloge la
chiusura del cerchio e il soggetto del punto equidistante con il paradosso a
cui più densamente dedicata è l'attenzione nella parte centrale della
pubblicazione. L’attenzione lessicale molto misurata e la cura dei particolari
sono indicatori di come il progetto, alla base della raccolta, sia stato a
lungo meditato, costruito e realizzato per consegnarci quella “densità” volta
alla compiutezza dell’opera. La fluida levità dell’espressione utilizzata,
inoltre, ci significa un desiderio di comunicazione diretta, dedicata al
lettore: un’esperienza che sicuramente appartiene all’autrice ma che denota
altresì una certa confidenza/complicità con i poeti dell’America Latina,
continente spesso frequentato da Marulli.
«Il senso del sentiero… è nel ritorno» è l’affermazione che
compare in un testo e conduce a riflessioni intense, anche antitetiche perché
non solo di ripercorrenza è fatto, ma anche di sola direzione, in un andare che
si esaurisce nel moto; il suo nutrimento è il vivere percettivo, dedicato a
quel numero di sensi indefinito che travalica il cinque e diviene sentire
premonitore, trapasso dall’afflizione del reale. È il pensiero che torna
indietro come palliativo allo scorrere del tempo in avanti: somma infinita di
tutti i minuti che spettano, fino all’ultimo che ne segna il termine.Tra un
assioma (il ritorno) e un’astrazione (sulle nuvole), Marulli offre al lettore
la prima sezione nella quale mostra l’alchimia costitutiva del suo pensiero
coltivato e, con munifico gesto donativo, ce ne regala senso e fattezza.
Il senso bianco della nuvole è dunque il manifesto approdo
cui giunge l’astrazione veloce della mente, tutte le volte che si lascia andare
al viaggio e al viaggio fa ritorno. La sua tensione è al dialogo con la parte
migliore di ogni essere/lettore, tanto da far provare rammarico per coloro che
non hanno l’opportunità di leggere Percorsi, privandosi di un abbraccio che
sostiene. L’autrice ragiona con la misura della terra e per questo non sa
comprendere il senso bianco della nuvole.
Così, dall’equidistanza del centro del cerchio, noi lettori
scopriamo il ventre pregno della madre, senza saperlo, avendolo conosciuto, ma
non riconosciuto. Cinzia ci dona questa consapevolezza.
Nel ritorno del sentiero, la memoria è la traccia che
riporta il tempo alla dimensione del minuto perso nel niente di un circoscritto
orizzonte Zen che anima la silloge. Non c’è narrazione di dolore, ma la sua
presenza pervasiva ghermisce l’animo di chi lo ha conosciuto. Ognuno il suo,
diverso, tutti sapendone l’effetto. È per questo che si rende necessaria una
via di fuga e, nel caso di Cinzia, è rappresentata dal mare. Si tratta di una
ricorrenza amniotica, un ritorno di pensiero affrancato da affanni e libero di
scoprire arcani campi morfici che chiamavamo lari, iniziazione a cui tutti ci
riferiamo.
Quale motore d’esistenza, solitudine e consapevolezza del
sogno emergono dai versi: si tratta di ricorrenze che divengono convinzioni
basaltine, che non demordono, che sanno di principi universali; la loro radice
profonda è un fittone, la cima, aspira in alto all’azzurro del cielo.
Nella sezione seconda - Il paradosso del cerchio - affiora
il senso civico e originale dei versi, rivolti al meglio del nostro animo e
alla speranza del bene insito che, oltre il tutto, ci riconsegna ai valori di
una speranza indomita nel bene stesso. L’eredità della memoria alimenta nuova
linfa che la rigenera come funzione d’onda di ritorno e costringe il pensiero a
individuare chi sono gli aguzzini contemporanei. Marulli, sull’orlo del
presente, contempla come si alimenta la pena del rimorso e nella sua narrazione
scuote le coscienze malate, porta in superficie l’umanità sepolta ma non
abiurata, insufficiente tuttavia a produrre il moto di ribellione che sovverta
e dia il cambio direzione. I poeti a scavare nelle miniere profonde con la pala
della solitudine, senza mai diventare «brava gente» per via della loro
presunzione, sono un portato di contemporaneità che induce riflessione.
Il riflesso della luce è la terza sezione: perfetta nel
numero e nella condizione di epitaffio, dove la morte è il nero e il nero la
morte, in un giocoso alternarsi di metafore che sdrammatizzano il lutto dell’assenza.
Incontrerò Cinzia nella sua polvere, polvere anch’io, per parlare insieme la
lingua dell’inespresso e mostrarle i cassetti in cui frugare(*).
Settembre 2016
(*)
Quando sarò dentro alla mia tomba
mi metterò seduta a guardare il mare
e aspetterò di diventare polvere
allora potrò ascoltare i discorsi segreti
e viaggiare nei luoghi dove non sono mai stata
potrò parlare con il vento
e camminare insieme alle nuvole.
Andrò a casa di tutti i poeti e
frugherò nei loro cassetti.
Quando sarò dentro alla mia tomba
non ci sarà più il freddo e potrò
passeggiare senza paura di ammalarmi
mi siederò su una panchina
e leggerò tutti i libri che non ho ancora letto.
Non ci sarà più neanche il Tempo
e io resterò per sempre giovane
mi metterò lo smalto alle unghie
e legherò i capelli con i fili d’erba.
Quando sarò dentro alla mia tomba
mi laverò l’anima con le parole:
saranno loro le mie preghiere.
Cinzia Marulli
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