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giovedì 2 giugno 2011

Cinzia Marulli: Leggendo "Fare e disfare di Marzia Spinelli" (LietoColle 2009)


Leggendo la silloge di Marzia Spinelli “Fare e Disfare (LietoColle – 2009) mi è sembrato di afferrare con mano la fatica della sua costruzione; in essa c’è racchiusa una vita intera scelta sillaba a sillaba in un continuo lavorio di fare e disfare fino a giungere, o quasi, al compiuto. E la metafora che è del libro rispecchia quindi la vita stessa che nulla ha concesso gratuitamente ma che ha richiesto invece tutta la fatica del lavoro costante. In tale palestra di esistenza si è dunque formata Marzia Spinelli poeta. Non siamo di fronte ad un esistenzialismo sterile, ma davanti ad una profondissima esperienza di vita, meditata, ragionata, assaporata fino in fondo.
Non ci sono concessioni nel libro della poetessa: tutte le poesie sono intrise di una particolare magrezza che le vuole ridotte ai minimi termini quale esempio di sintesi massima. Ogni parola è esattamente là, dove deve essere. Ed anche il suono, la fonetica, oltre che l’aspetto d’inchiostro, il valore lessicale e semantico, è quello che deve essere, in assoluta armonia con gli altri suoni in un insieme che diventa “canto” e che ci porta ad esplorare i nostri mondi interiori, a guardare con occhi limpidi e privi di ogni orpello il nostro sentire.
Ruolo privilegiato nella poetica  di Marzia Spinelli è proprio il “poetare”. Infatti alla poesia ella dedica alcuni versi tra i più forti e lucidissimi, che tagliano la realtà senza farla sanguinare come fossero un bisturi arroventato. Nella poesia “in morte di Luzi e di altri”, senza alcun tentennamento, chiaramente e direttamente Marzia affronta ed esaurisce uno dei temi centrali dell’essenza stessa della poesia, tema  che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro ad innumerevoli critici: a Marzia bastano invece poche parole per dire che “tutto è già stato fatto” (…quale fulgida variante/che non sia l’infima radiosità/del sole d’altri:/un raggio di tomba/era l’unica grande sera….) che ormai ogni sperimentalismo è, probabilmente, solo una vaga imitazione, che, in fondo, tutto si gioca nell’emozione. Per poi sintetizzare nella poesia “Poeti” il profondo sentire, l’immergersi nel tutto, la capacità di stupore che è propria dell’animo poetico (Il pane quotidiano dei poeti/che gli occhi fanno neve,/che mordono guardando al cielo,/è una briciola bianca/una nuvola, un eolico anemone.). La poesia è cantata nei versi di Marzia, essa è prodigio, è purezza, meraviglia, vitalità, fanciullezza, bellezza; il poeta è colui che osa chiamare la morte e dirle  “Vieni, il salto eterno sarà mio” (dalla poesia Cardiopoetica).
Profondo nel libro di Marzia Spinelli è il desiderio di sopravvivere, non il desiderio di vivere a lungo, bensì la necessità intimissima di lasciare una traccia concreta della propria esistenza, qualcosa che vada oltre la carne, che si concretizzi invece con l’essenza. Così, nella dedica alle figlie “A Sara e Costanza, per restare” si manifesta questo sentimento di eternità ed ancora nella poesia “Resiste la terra prolifica”, Marzia invoca “Come vorrei sopravviverle”: è quasi una preghiera che trova poi, naturalmente, forse addirittura inconsapevolmente, la sua risposta nella poesia stessa.
Quello di Marzia Spinelli è un viaggio, ed il  viaggio è la sua vita, con il suo passato, il mondo interiore e quello circostante che non termina nell’esaurirsi dell’oggi ma continua nell’aspettativa per il futuro.
Tutta la raccolta è una sorta di dialogo che rimanda poi il lettore ad interrogare se stesso, a meditare sulle sue vicende, sulla propria esistenza e sul senso stesso che le abbiamo attribuito.
E mi piace chiudere con le parole del nostro Guido Oldani che ha scritto, in perfetta sintonia con la poesia di Marzia, una prefazione altrettanto sintetica quanto intrisa di significato: “Qui, questa scrittura, cerca la sua strada proprio mirando al un dialogo con la poesia che sta nel suo altrove”.


Recensione già pubblicata sul sito della LietoColle: http://www.lietocolle.info/it/c_marulli_su_spinelli.html
                                                                                       
                                                                                                        Cinzia Marulli Ramadori
                                                                                     

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