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giovedì 2 giugno 2011

Cinzia Marulli: Le passioni di Ginevra di Serena Maffia

Finito. L’ho letto tutto di seguito ripescando anche parte della mia vita. E’ proprio vero che nelle pagine dei libri ritroviamo sempre noi stessi: io mi sono rinvenuta in quella solitudine, nell’incomprensione di una società apparente, nell’inconsapevolezza del compiuto. Forse è un passaggio obbligato della vita, un crepaccio da superare per rimettere ordine nelle proprie priorità, una lotta fortificante per prepararsi al dopo. Ma continuo a far farneticare la penna senza dire a quale libro mi riferisco. Ebbene scopro l’arcano. E’ un libro di Serena MaffiaLe passioni di Ginevra.
La protagonista del libro è una ragazza di Roma ma di origine calabrese, pittrice, artista fin dentro l’anima, tornata a vivere nella Calabria della sua infanzia e delle sue estati vacanziere per rimanere accanto all’uomo che ama e che della Calabria rappresenta l’arsura. E’ un profondo dialogo con se stessa esplicato attraverso un’apparente vita coniugale, è un esame lucido e sofferto di un mondo ancora da civilizzare, dove la vita è fatta di niente, di apparenza e di denaro, di preconcetti e di stereotipi.  Per fortuna la protagonista  ha il coraggio di riappropriarsi della propria vita senza sprecare tanti anni preziosi. Una cosa mi ha colpito, un’assenza, l’assenza del suo nome. In tutto il libro non una volta appare il nome della protagonista, forse il suo nome si è smarrito nel mare, in quel mare che lambiva d’azzurro i suoi occhi quale unico sguardo si colore nell’opacità di una terra ostile. O forse non è importante il suo nome, è importante invece la sua storia: simbolo del desiderio di crescita e di evoluzione culturale. Così il libro travalica la semplice esperienza personale e diventa un testo di forte rilevanza sociale. La storia della protagonista è quindi un pretesto per affrontare con estrema chiarezza l’incontro-scontro di due mondi, non solo la Calabria e Roma, il sud d’Italia ed il resto dello stivale e dell’Europa, la condizione femminile relegata ad un livello sudditario e quella maschile del marito-padrone,  ma soprattutto la mentalità cosmopolita, aperta alla cultura, alla diversità e all’arte, basata su valori di forte intensità umana e dall’altra parte la forma mentis chiusa, ristretta in un piccolo territorio, basata su criteri di ricchezza materiale che, forse, servono solo a colmare, apparentemente, i vuoti storici e sociali.
Serena Maffia ci racconta tutto questo con gli occhi puliti di una giovane ragazza inserita nella contemporaneità che segretamente riesce a comunicare con un’adolescente simbolo delle passioni represse e anelate da lei stessa, che trova nell’immagine femminile televisiva una sorta di consolazione, un trait d’union con il resto del mondo.
La scrittrice  non giudica, non sentenzia, descrive la situazione, esprime i suoi sentimenti e alla fine trova la sua soluzione, drastica, ma probabilmente l’unica possibile per non soccombere alla mediocrità, per potersi riappropriare della propria esistenza e dignità, lasciando nel contempo un messaggio chiarissimo di speranza di vedere quel mondo così ristretto soccombere dalla mano purificatrice della cultura e del progresso civile.
Le passioni di Ginevra è un libro importante, è un romanzo scritto da una poetessa e in quanto tale inscindibile dalla sua voce poetica. Così, oltre a rappresentare la tragicità di una situazione sociale, la protagonista si rende oggetto e soggetto del sentire umano. Nella protagonista  si percepisce l’inquietudine profonda dovuta alla lotta interiore dei suoi sentimenti che inevitabilmente, ma anche dolorosamente, la portano a prendere scelte radicali e coraggiosissime.



                                                                                                                      Cinzia Marulli Ramadori

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