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venerdì 3 giugno 2011

Cinzia Marulli: prefazione a "Fuorvianti Parvenze" di Anita Napolitano (Edizioni Estro-Verso)

La poesia di Anita Napolitano è un urlo di ribellione. E’ questo il pensiero che mi è sovvenuto alla mente  mentre leggevo “Apparences fourvoyantes”. Ogni verso, ogni parola è intrisa di rabbia, di forza, di coraggio. Sì,  proprio di coraggio, quello non solo di guardare all’ingiustizia del mondo ma anche e soprattutto quello di denunciare tale ingiustizia ad alta voce.
Non cerchiamo lamenti interiori, commiserazioni del proprio io e della propria intima sofferenza nei versi della poetessa perché non li troveremo. Il suo sguardo va oltre se stessa, il proprio egoismo, il proprio egocentrismo e si posa sul mondo circostante e soprattutto su ciò che ella stessa giudica  iniquo. E’ una consapevolezza, una conoscenza dolorosa, da combattere a spada tratta e senza compromessi. La poetessa di sente ferita da questa realtà maligna che vede i deboli sopraffatti dagli abusi dei prepotenti e urla con tutto il fiato che ha in gola il suo canto di ribellione
Amo l’umanità
e il dolore intrecciato all’amore

Amo i disagiati e le loro storie ingarbugliate
amo le vite dissolute dei libertini
amo la follia e presto orecchio alla sua liturgia

odio te che non hai pietà ed il tuo sporco DNA
avvoltoio in agguato che  senza scrupolo dilani
come una iena fa con la sua carcassa
l’anima e il cuore di giovani prede

Se è vero che tutto ciò che vive deve morire
allora crepa.

E alla condanna impietosa per i prevaricatori la poetessa contrappone un senso di profonda comprensione verso i sopraffatti. Splendido esempio poetico di tale sentimento è la poesia “Lucinda” nella quale la poetessa esclama con infinita dolcezza “Lucinda/mi immergo nel mare dei tuoi occhi/ e ne respiro la salsedine”.

Se è pur vero che nelle liriche di Anita Napolitano non troviamo lo sguardo rivolto alla propria interiorità è vero anche che, inevitabilmente, esse parlano comunque della poetessa, del suo modo di vedere la vita e di affrontarla. Sono i suoi occhi a guardarsi intorno, è il suo animo ed il suo cuore che parlano attraverso la sua poesia. In questi versi tratti dalla lirica “Qui e ora”: Alzo gli occhi/ e rubo quella visione di incanto,/perché oggi il cielo è argenteo/ e la cosa più bella è/che ancora riflette sul mondo” troviamo pienamente espressa tale situazione. E’ la poetessa che alza gli occhi e si immerge nelle meraviglie che le appaiono, ma non solo, ella, anche in questo caso, supera se stessa, i propri limiti ed estende la propria visione ed il proprio sentire a tutto il mondo circostante perché come lei stessa dice “e la cosa più bella è/che ancora riflette sul mondo”.

Da questi versi emerge un altro fattore caratterizzante della poesia di Anita Napolitano: l’ottimismo. La poetessa infatti fa una critica crudele e durissima verso le avversità della vita e la scelleratezza umana, ma non manca mai di sperare nel futuro, nel miglioramento, nella redenzione dell’uomo. Riesce a catturare l’attimo di bene anche nel dolore e nella sofferenza come nella poesia “Il cuore dell’Abruzzo in ginocchio” quando, nel concludere dice “e dall’inospitale ventre di quella terra sciagurata/dopo ventitrè ore c’è qualcuno che/rinasce per la seconda volta”.
Ma anche in liriche meno esplicite traspare comunque tale senso di ottimismo, anzi, in alcune, come in “Vite negate” il verso di chiusura “E noi solo spettatori inermi” è un chiaro incitamento alla ribellione.
In tutta questa raccolta poetica c’è una sola lirica che potrebbe far pensare ad una visione più intimistica ed è proprio quella che dona il titolo a tutta la silloge “Fuorvianti parvenze”. Ma attenzione lettori, la poetessa è scaltra e gioca con il titolo e con il senso di tutta la sua poetica. le fuorvianti parvenze non sono solo quelle espresse nei versi della lirica stessa, ma anche il suo contenuto diventa una parvenza fuorviante. Non dobbiamo fermarci ad una prima e superficiale lettura nella quale sembra che la poetessa parli solo di se stessa perchè non è così o almeno non è solo così. La poesia ha più strati di lettura, è complessa così come complesso è l’animo umano e il divenire del mondo: “e tu padre mio non sai chi sono” è un verso rivolto a tutti. La figura del “padre” deve essere intesa anche in senso universale, ognuno di noi infatti potrebbe esserlo. Tali parole pertanto diventano un’esortazione rivolta all’umanità intera a non fermarsi alle apparenze perché anche “dietro questa fiera/ e rallegrante parvenza/ sto affogando silente/nel mare della contraddizione”. E’ un urlo quasi  disperato della poetessa, come se volesse dire a tutti di guardare oltre con queste strazianti parole: “rammenda queste vesti stracciate/ e dell’anima mia in frantumi/raccogline i vetri”.

Siamo di fronte ad una poesia di forza non comune e per questo sento i versi della poetessa come un “urlo”. Ruolo importante in tale senso è anche il lessico utilizzato. Giochi di parole come “caracollano identità”, “squattrinata squinternata/sgualdrinella d’alto borgo”, “marchingegnose menti”, “risucchiati dalla melma”,”il tuo sporco DNA”, “allora crepa” ecc… è come se fossero grida di rabbia ed è questo che trasmettono: “un urlo di ribellione”.
Vorrei terminare questa prefazione dedicando alla poetessa questa mia poesia ispirata dai suoi versi:

Ad Anita Napolitano

la tua poesia è urlo di ribellione:
è il pianto straziato del tuo dolore
la passione, il sogno ed anche l’ardore
è una lacrima di vera commozione.

La tua penna ha inciso nella roccia
la rabbia sconfortante dell’offesa
e dell’accattone la mano tesa
che vuota sempre ha la sua saccoccia

ma quell’inchiostro così corrosivo
hai anche trasformato in una carezza
che lieve sfiora il viso con la brezza
anche se scrive certo il suo corsivo

Amica mia, poetessa del pensiero
il tuo sogno hai infine realizzato
quell’intimo trionfo ha conquistato
l’animo vagabondo tuo sparviero

                                ( Cinzia Marulli)


Prefazione alla raccolta poetica di Anita Napolitano "Fuorvianti Parvenze" (Estro-Verso Edizioni) pubblicata nella penta-antologia "Equilibri n.1".



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