Ieri
ho avuto il grande piacere di partecipare alla seconda edizione del Festival
della Poesia nella Cortesia indetto dal Comune di San Giorgio del Sannio e
ideato e coordinato da Rita Pacilio. Molte le collaborazione a questo festival
a testimonianza di una realtà locale e nazionale particolarmente attiva e
sensibile e tra le quali ricordiamo La Casa Editrice La Vita Felice, il Circolo
Culturale Anastasiano, I Derivati Sanniti Blog, l’Associazione Circuito
d’Arte, il centro cultura “Tommaso
Rossi” e la Biblioteca Comunale di San Giorgio del Sannio.
Numerosi
gli ospiti provenienti da tutta Italia e dalla Svizzera: l’editore Gerardo
Mastrullo, il direttore editoriale Diana Battaggia, i poeti Fabiano
Alborghetti, Alberto Nessi, Salvatore
Contessini, Stefania Di Lino, Terry Olivi, Raffaele Urraro, Giuseppe Vetromile,
Natale Porritiello, Monia Gaita, Melania Panico, Alexandra Zambà, Milena Di
Rubbo, Carlo Di Legge, Matteo Frasca, Angela Ragusa, Giuseppe Meluccio, Ilaria
Vassallo, Cosimo Caputo, Lucianna Argentino, Annibale Rainone, Antonella La
Frazia e la sottoscritta.
Di
grande rilevanza l’intervento del sindaco On. Mario Pepe che, tra le altre
cose, ha evidenziato la necessità di una poesia valoriale che travalichi l’io e
che indichi un percorso, una strada da seguire.
La
tematica del festival “solitudine e integrazione” ha dato origine a una serie
di interventi intensi, a partire da
quello dell’editore Gerardo Mastrullo che ha provocato la platea iniziando la
sua relazione con la domanda: “a cosa serve la poesia?” A seguire Fabiano
Alborghetti ci ha parlato della solitudine da lui direttamente conosciuta avendo vissuto per tre
anni insieme con gli immigrati clandestini, condividendo i pasti, i letti in
dormitorio, i materassi gettati per terra in baracche e fabbriche dismesse,
facendo con loro la coda per essere scelti da un caporale per un impiego
giornaliero a nero, insomma condividendo con loro ogni cosa, come Fabiano stesso scrive nella nota
introduttiva al suo libro “L’opposta riva” ri-pubblicato in versione rivista e
estesa nel 2013 dalla casa editrice La
Vita Felice. Fabiano ci ha fatto sentire la solitudine degli immigrati dando
loro voce e visibilità con le sue poesie. E’ stato un momento intensissimo del
festival che ha penetrato nell’animo di tutti noi presenti.
Da
evidenziare è la grande partecipazione di giovani al festival, una
partecipazione non solo da spettatori, ma anche attiva: molti di loro si sono
susseguiti sul palco parlandoci di solitudine e integrazione attraverso i loro
testi, portandoci esperienze e meditazioni personali su queste temi, attraverso
video realizzati appositamente o con esibizioni canoro-musicali, evidenziando
esempi anche nell’arte visiva e figurativa come il richiamo a Frida Khalo e
alla sua solitudine.
Tutti
i poeti presenti hanno offerto una lettura dei loro testi editi e inediti
durante due momenti dedicati e coordinati da Rita Pacilio e Cosimo Caputo il
primo e da Melania Panico e Diana Battaggia il secondo: si è trattato di una
festa poetica di condivisione e meditazione in un clima di assoluta stima
reciproca, di fratellanza, di gioia offerta e ricevuta. Il festival non ha solo
trattato il tema dell’integrazione ma lo ha realizzato attraverso la poesia
unendo in un simposio giovani e anziani, gente del sud e del nord, poeti e non
poeti. In quella sala luminosa tutti i convenuti non erano lì in quanto poeti e
personalità, ma come esseri umani pronti a donare e a ricevere in una condizione
di assoluta eguaglianza, come sempre deve essere. Le voci poetiche affermate si
sono susseguite a quelle giovani emergenti accogliendole con un abbraccio di
speranza verso una futura grande poesia italiana. E qui consentitemi una
digressione per complimentarmi con l’ottimo e fondamentale lavoro portato
avanti da Rita Pacilio, curatrice della sezione opera prima per la casa
editrice La Vita Felice. Un lavoro importante dove, la competenza, la
generosità e l’amore puro per la poesia di Rita si concretizzano con la
pubblicazione di nuove voci poetiche di grande aspettativa. E credetemi se vi
dico che questa è cosa rara nel nostro panorama contemporaneo, perché sono
pochissimi i poeti affermati che si spendono per la poesia altrui.
Il
pomeriggio è seguito con altri interventi tra i quali quello di Alexandra Zambà
che ci ha parlato del laboratorio “Poesia e Ombra” tenuto nel centro diurno di
salute mentale Boemondo di Roma evidenziando la grande solitudine dei malati
psichici e di come, attraverso la poesia e il teatro, è possibile non solo
combatterla ma realizzare l’integrazione ricostruendo l’dentità violata di
queste persone. Alexandra ha letto alcuni testi poetici composti dai
partecipanti al laboratorio e pubblicati nell’antologia “Poesie di frontiera”
(Ed. La Vita Felice 2016) con prefazione di Lino Angiuli. A seguire c’è stato
il mio intervento che ha affrontato il problema di un’altra grande solitudine,
quella degli anziani e soprattutto di quelli ricoverati nelle case di riposo. Ho
letto alcuni testi tratti dal mio ultimo libro “La casa delle fate” (ed. La
Vita felice 2017) risultato di un’esperienza di laboratorio poetico all’interno
di una casa di riposo. Anche in questo caso la poesia è risultata un mezzo, un
veicolo privilegiato per sconfiggere il male della solitudine e favorire
l’integrazione.
In
conclusione posso affermare che si è trattato di una giornata privilegiata, non
di una vetrina di referenzialità, non un palcoscenico di edonismo, ma un
festival di scambio, di conoscenza, di meditazione. Ovvio che tutto non può
esaurirsi in un giorno, ma in questo giorno è stata fatta una semina importante
e, ne sono certa, nasceranno piante rigogliose.
Grazie
a tutti, grazie per ogni singola parola, per gli abbracci, per le emozioni
suscitate, per le riflessioni offerte, per le domande poste, per la cortesia.
Cinzia
Marulli
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