*
a chi porteranno l’acqua della loro pioggia.
Non ci sono orme
nessuno che calpesti questa terra umida
eppure sento un sorriso avvicinarsi
l’abbraccio invisibile della luce a trafiggere il buio.
*
S’è fatto mare il pensiero
e m’ha immersa nel sogno
nella sua frescura mi piace restare
non la voglio l’afa del vero
quel suo essere pietra dura
mi scheggia il dolore
ma c’è luce alla finestra
m’acceca
e la sveglia continua a suonare
la monotonia dell’apparenza.
*
C’è una luce lieve
lungo il sentiero di Santiago
dove i piedi sanguinano solitudine
mentre calpestano
le briciole lasciate a memoria
E nel tremore delle mani
di mani che pregano
l’uomo va, inarrestabile,
alla ricerca di quell’oltre
che dia senso a ogni cosa
Il desiderio di inciampare
su una radice gemmante di bene
che possa rompere il fragore delle guerre
è la forza che sospinge
Il dono atteso, quel sentimento bianco
sotto la terra smossa dal coraggio
nelle ferite che colano l’unguento sacro
forse non si conquisterà mai.
In fine
tutto si spiega, ché
il peso del mondo
l’assurdo peso di tanta pietra
grava solo su una poverissima corona di spine.
che si svela il senso obliquo del cielo
in quell’impeto che unisce il suolo
al celeste saldo della fede
la radice s’irradia nelle mani
fiorisce terra
e sorge nella dolce fatica del dono
il tempo a memoria di storia
rimane intatto come il primo giorno
come se l’ultima cena fosse ora e sempre
come se l’ostia bianca del sacrificio
rigermogliasse nel sacro giglio d’oro
ma è dal basso che si arriva alla vetta
al punto estremo del pensiero
dove le funi sorreggono la schiena
piagata dei contadini e le loro mani callose
di bene pregano il mistero della vita.
(Cinzia Marulli da Percorsi - Ed. La Vita Felice 2016)
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