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venerdì 15 luglio 2011

Cinzia Marulli: "Pensieri tra le pagine" su Paradigma di Francesco De Girolamo (LietoColle 2010)

Non è facile esprimere ciò che la poesia di Francesco De Girolamo suscita. Si rischia di limitarne il senso, di restringere i pensieri, le emozioni, il sentire intimo. Francesco abbraccia la poesia con tutto se stesso e nella proclamazione del suo “non essere” egli invece crea il suo”io” attraverso un profondissimo mondo poetico.
Paradigma (LietoColle 2010) di Francesco De Girolamo è un libro che evidenzia il percorso poetico dell’autore. La prima parte ripresenta poesie già edite e scritte a partire dal 1997. In tale sezione la poetica è intimamente radicata nell’affermazione della negazione (mi si perdoni il gioco di parole). Vi è un “io” messo al bando: dunque mi hai trovato,/mi hai snidato, alla fine/pur nascosto com’ero in una luce non mia,/....(dalla poesia “Sette volte”), e ancora Quello che vedo non è quello che penso;/quello che dico non è quello che sento;/i miei amici sono i miei nemici;/l’io che non sono ha ucciso l’io che ero./... (dalla poesia “Mentite spoglie”) eppure proprio in tale consapevole assenza dell’”io” si materializza il desiderio inconscio di esistere e ciò è ben espresso nei versi tratti dalla poesia “Passaggio”: E’ da qui che devo passare/se voglio andare oltre, non so dove;/che possa dire infine: “Ci sono!”/... Francesco De Girolamo traccia il sentiero dell’esistenza dell’uomo che deve perdersi per ritrovarsi e si inserisce con il suo sentire nella spiritualità contemporanea che trova nella perdizione, nell’assenza un punto determinante. Il suo è un vuoto cosmico ed è così forte l’inquietudine che lo porta ad implorare nella poesia”Ultima Grazia” con tutte le mie forze/ho pregato Dio di non esistere,/di non squartami più il cuore sordo/col suo sussurro di vetro in tempesta,/di non trafiggermi più con lo sguardo/delle sue gelide stelle inquiete,/di non tendere più le sue mani/nel labirinto del mio placido abisso./... Quindi il vuoto, l’assenza dell’”io” si concretizza in una crisi spirituale oltre che intimistica. Non c’è alcuna cosa in cui credere. Francesco De Girolamo e, per esteso, l’essere umano è davanti al baratro della sua non esistenza o forse dell’insignificanza della sua presenza. Non riesco, a questo punto, a non citare uno dei versi (non potrebbe trattarsi d’altro) più famosi della letteratura mondiale: essere o non essere?  Shakespeare pone Amleto di fronte ad una lotta dualistica sull’affermazione o meno della propria esistenza. De Girolamo pone se stesso di fronte alla consapevolezza di un io scomparso, ma evidenzia, enfatizza il profondissimo desiderio, in fine,  di dire “Ci sono!”.
La seconda sezione di Paradigma riporta poesie inedite scritte tra il 2002 ed il 2009 e si apre con un testo di grande significanza, “Alla paura”, nel quale il poeta esprime il desiderio di libertà da se stesso, dalle sue paure, dal dolore: “ti chiedo perdono se talvolta fingo di essere/ un altro, se nascondo il mio viso, se il mio nome/dimentico, se la mia sorte rinnego, se dubito/ancora del mio destino... Quindi l’inquietudine perdura nel tempo e nella poesia, ma ora non c’è la negazione dell’“io” quanto invece il desiderio di essere un “ altro io” per non soffrire l’assenza, perchè si riesce a essere se stessi solo quando si è affrancati dalla sofferenza e dalla paura. Paura che, come in un paradosso taoista, si identifica con il proprio “io”(.../Io sono la mia paura.../...).
Forse, influenzata dai miei studi sino-indologici, sono portata naturalmente a cercare le affinità con il mondo orientale, ma nella poesia di Francesco De Girolamo ci sono veramente molti punti di contatto con la filosofia taoista. Lao Tse apre il libro per eccellenza del Taoismo, il Tao Tze Ching con la frase”il Tao di cui si parla non è il vero Tao” affermando quindi che nell’apparente paradosso risiede invece il fondamento di quella dualità altrimenti inspiegabile che è insita nel divenire del mondo e nella natura umana e di tutte le cose. Così Francesco usa lo stesso sistema per esprime concetti altrimenti inesprimibili e trovo veramente molto apprezzabile questo, forse inconscio, avvicinarsi alla cultura orientale così profondamente diversa dalla nostra perchè sta ad indicare che la natura umana si ritrova ovunque nella sua essenza, che non ci sono barriere temporali, culturali, storiche e spaziali che possano influenzarla.
Ma la poesia di De Girolamo offre tanti spunti di lettura e di riflessione come ad esempio il tema dell’abbandono, della sacralità e della fede, dei legami familiari e affettivi  e non secondario è anche il suo sguardo sull’altro da sè. Nella poesia “Nascondiglio” il poeta, con infinita delicatezza ci racconta l’omosessualità impersonata da due ragazzine di quindici anni e ben evidenzia con i suoi versi il pudore, il timore, la segretezza con cui è vissuta, spesso, tale condizione: ... Nel vicolo deserto, sotto il gelido sole,/chi mai violava quella solitudine?/Che stretta al cuore vederle da lontano/ interrompere un bacio al rumore dei miei passi;/... Quanta dolcezza c’è in questi versi di De Girolamo! E’ l’animo del poeta che, sensibilissimo, soffre addirittura per essere stato involontariamente e inavvertitamente la causa disturbatrice di un attimo di intimo e segreto amore!
E’ sempre preziosa la poesia che osa andare oltre se stessi, che si estende all’umanità e che ne evidenzia il vissuto interiore e sociale ed anche in questo Francesco si è donato come poeta lasciandoci versi di grande valore.
In ultimo, ma non per ultimo, è importante evidenziare la metrica utilizzata da De Girolamo che vede spesso l’uso sapiente dell’endecasillabo e del settenario, nonché il ricorso all’enjambement quale mezzo per la creazione di un ritmo personalissimo, una sorta di sospensione del pensiero.
Paradigma è dunque un libro complesso, intenso, pieno di cose buone. Un libro da leggere e rileggere.





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