Con Massimo Pacetti si inaugura la nuova collezione di quaderni di poesia “Le gemme” e ciò non a caso. Massimo infatti è autore prolifico ed ha già al suo attivo molte raccolte, ma soprattutto è un autore perfettamente incardinato nella contemporaneità.
La sua poesia è caratterizzata da una linguaggio immediato e fluido, di diretta comprensione anche se non esclude la possibilità, anzi la necessità, di una lettura stratificata.
La sua poesia è caratterizzata da una linguaggio immediato e fluido, di diretta comprensione anche se non esclude la possibilità, anzi la necessità, di una lettura stratificata.
Infinite sono le argomentazioni affrontate della poesia del Pacetti ed in particolare sono stati evidenziati due temi fondamentali ed emergenti: il dolore e il coraggio. Credo, tuttavia, che non si possa limitarne l’ampiezza con dettami riduttivi, forse sarebbe più giusto dire che la poesia di Massimo Pacetti è la “poesia della vita” nell’accezione più ampia possibile che si possa dare a tale definizione.
Questa raccolta si differenzia però radicalmente da tutte le altre perché affronta, anzi evidenzia, una tematica che fino ad ora non era stata mai rilevata nella poetica del Pacetti, ovvero la tematica del “tempo”. Il tempo inteso proprio come un protagonista, come un personaggio che interpreta i suoi molteplici significati.
Da qui nasce anche il titolo di questa raccolta: “TempoMassimo”quale estrema sintesi lessicale di un concetto invece vastissimo visto e interpretato dall’animo poetico di Massimo Pacetti. Così nella poesia “Incontrarsi” il tempo acquista una dimensione tangibile, in “I gladiatori” troviamo il tempo della memoria e del ricordo, ma anche il tempo del cambiamento, in “San Simeone” vi è invece una sospensione temporale che trascende il tempo fisico, in “6 agosto ore 8.15” la riflessione poetica si poggia sul senso della caducità e della distruzione, in “Tutto era bello” c’è il compiacimento del ricordo legato al tempo della giovinezza.
Il tempo è un concetto sul quale sono stati scritti non fiumi, ma mari d’inchiostro a partire da Aristotele che lo definì come “l’ordine misurabile del movimento”, passando per Newton che distinse il Tempo Assoluto da quello Relativo, giungendo ad Hegel per il quale il tempo è “come il principio medesimo dell’io, della pura autocoscienza” trovando il suo fondamento in Plotino e in Sant’Agostino con i quali, appunto, ebbe inizio la concezione del Tempo come intuizione del divenire che porta in sè la riduzione del tempo alla coscienza. Infatti Sant’Agostino diceva: “non ci sono tre tempi, passato, presente e futuro, ma soltanto tre presenti, il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro”.
In questa raccolta di poesie, dunque, Massimo Pacetti ci pone davanti alla sua particolare concezione del tempo e la trasforma in poesia, essendo, tale concezione del tempo, tanto immateriale quanto inscindibile dalla coscienza dell’uomo.
Cinzia Marulli Ramadori
Sai, ti ho vista
dopo tanto tempo
e non era scomparso
l’amore
era scomparso il tempo;
soltanto il tempo San Simeone
E’ apparso un uomo
a cavallo
nel gelo dell’alba
con la kefiah sul volto
con due bisacce militari
fra le pietre squadrate
e le colonne, e gli altari
di San Simeone
Mille anni erano
trascorsi
e fra i pini di Aleppo
sedersi
era come
salire in cielo.
Un bruco passeggia
sopra una foglia;
giallo, pigramente
si guarda intorno.
Non sa come
poter scendere, irritato
pian, piano
tastando la presa
si avvia sul ramo,
oscilla, si ferma,
riprende il cammino,
e scende di ramo
in ramo
foglia dopo foglia,
con calma minuziosa.
E del tempo che scorre
al bruco, poco importa.
Si avvicina una donna coperta
di sporchi, antichi, stinti abiti neri:
piccolo gnomo nel deserto, mi guarda.
So, che mi guarda;
Gli posso vedere solo gli occhi,
un brandello si pelle:
rughe – rughe – rughe
senza tempo – senza anni.
Guarda i bambini e vende
collane grezze, sudice
di informi, incolori pietruzze.
Non riesco a toccarle la mano, né le collane.
E lei mi guarda
ombra delle sabbie
mi guarda, mi guarda dentro
vorrebbe parlare
allunga la mano;
Anch’io vorrei parlare
scuoto la testa;
non c’è il tempo
sorrido
altre ombre ci separano
voci, suoni, richiami;
Ci allontaniamo
e il nostro destino si compie
senza sapere chi siamo.
Nessun commento:
Posta un commento