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martedì 12 luglio 2011

TempoMassimo di Massimo Pacetti

Con Massimo Pacetti si inaugura la nuova collezione di quaderni di poesia “Le gemme” e ciò non a caso. Massimo infatti è autore prolifico ed ha già al suo attivo molte raccolte, ma soprattutto è un autore perfettamente incardinato nella contemporaneità.
La sua poesia è caratterizzata da una linguaggio immediato e fluido, di diretta comprensione anche se non esclude la possibilità, anzi la necessità, di una lettura stratificata.  
Infinite sono le argomentazioni affrontate della poesia del Pacetti ed in particolare sono stati evidenziati due temi fondamentali ed emergenti: il dolore e il coraggio. Credo, tuttavia, che non si possa limitarne l’ampiezza con dettami riduttivi, forse sarebbe più giusto dire che la poesia di Massimo Pacetti è la “poesia della vita” nell’accezione più ampia possibile che si possa dare a tale definizione.
Questa raccolta si differenzia però radicalmente da tutte le altre perché affronta, anzi evidenzia, una tematica che fino ad ora non era stata mai rilevata nella poetica del Pacetti, ovvero la tematica del “tempo”.  Il tempo inteso proprio come un protagonista, come un personaggio che interpreta i suoi molteplici significati.
Da qui nasce anche il titolo di questa raccolta: “TempoMassimo”quale estrema sintesi lessicale di un concetto invece vastissimo visto e interpretato dall’animo poetico di Massimo Pacetti. Così nella poesia “Incontrarsi” il tempo acquista una dimensione tangibile, in  “I gladiatori” troviamo il tempo della memoria e del ricordo, ma anche il tempo del cambiamento, in “San Simeone” vi è invece una sospensione temporale che trascende il tempo fisico, in “6 agosto ore 8.15” la riflessione poetica si poggia sul senso della caducità e della distruzione, in “Tutto era bello” c’è il compiacimento del ricordo legato al tempo della giovinezza.
Il tempo è un concetto sul quale sono stati scritti non fiumi, ma mari d’inchiostro a partire da Aristotele che lo definì come “l’ordine misurabile del movimento”, passando per Newton che  distinse il Tempo Assoluto da quello Relativo, giungendo ad Hegel per il quale il tempo è “come il principio medesimo dell’io, della pura autocoscienza” trovando il suo fondamento in Plotino e in Sant’Agostino con i quali, appunto, ebbe inizio la concezione del Tempo come intuizione del divenire che porta in sè la riduzione del tempo alla coscienza. Infatti Sant’Agostino diceva: “non ci sono tre tempi, passato, presente e futuro, ma soltanto tre presenti, il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro”.
In questa raccolta di poesie, dunque, Massimo Pacetti ci pone davanti alla sua particolare concezione del tempo e la trasforma in poesia, essendo, tale concezione del tempo, tanto immateriale quanto inscindibile dalla coscienza dell’uomo.
                                                    

Cinzia Marulli Ramadori


 Video della presentazione di TempoMassimo al Mangiaparole 
(relatori: Francesco De Girolamo e Cinzia Marulli)


Alcune poesie estratte da TempoMassimo:

 Incontrarsi


Sai, ti ho vista
dopo tanto tempo
e non era scomparso
l’amore
era scomparso il tempo;
soltanto il tempo




San Simeone

E’ apparso un uomo
a cavallo
nel gelo dell’alba
con la kefiah sul volto

 Montava a pelo
con due bisacce militari
fra le pietre squadrate
e le colonne, e gli altari
                      di San Simeone
Mille anni erano
                 trascorsi
e fra i pini di Aleppo
sedersi
era come
      salire in cielo.


 Il bruco

Un bruco passeggia
sopra una foglia;
giallo, pigramente
si guarda intorno.
Non sa come
poter scendere, irritato
pian, piano
tastando la presa
si avvia sul ramo,
oscilla, si ferma,
riprende il cammino,
e scende di ramo
in ramo
foglia dopo foglia,
con calma minuziosa.
E del tempo che scorre
al bruco, poco importa.


 Beduina

Si avvicina una donna coperta
di sporchi, antichi, stinti abiti neri:
piccolo gnomo nel deserto, mi guarda.
So, che mi guarda;
Gli posso vedere solo gli occhi,
un brandello si pelle:
                    rughe – rughe – rughe
                    senza tempo – senza anni.
Guarda i bambini e vende
collane grezze, sudice
di informi, incolori pietruzze.
Non riesco a toccarle la mano, né le collane.
E lei mi guarda
ombra delle sabbie
mi guarda, mi guarda dentro
vorrebbe parlare
allunga la mano;
Anch’io vorrei parlare
scuoto la testa;
non c’è il tempo
sorrido
altre ombre ci separano
voci, suoni, richiami;
Ci allontaniamo
e il nostro destino si compie
                 senza sapere chi siamo.




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